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Odiato da Amnesty ma amato dal popolo: alla scoperta di Duterte “The Punisher”

by La Redazione
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Duterte The punisher"Manila, 24 giu – Quando Onu, Ong, Papa Francesco e anche gli editoriali di Repubblica attaccano tutti insieme un capo di governo indicandolo come pazzo, criminale, dittatore e terrorista, ci sono buone possibilità che si tratti in realtà di uno dei migliori governanti che il suo popolo possa avere. Proprio per questo non abbiamo potuto che plaudire all’elezione di Rodrigo Duterte a presidente delle Filippine, simpaticamente chiamato “The Punisher” – in omaggio al famoso anti-eroe vigilante Marvel – tanto dagli avversari quanto dai simpatizzanti. Ma chi è davvero Rodrigo Duterte? Sindaco per 22 anni consecutivi della città meridionale di Davao, Duterte ha fatto della lotta alla criminalità la sua bandiera. In effetti la città di Davao, la più estesa delle Filippine e una delle più estese al mondo, durante il mandato di The Punisher, oltre ad aver avuto un’impennata dal punto di vista della crescita economica e urbanistica senza precedenti è passata dall’essere una delle città con il più alto tasso di criminalità ad essere considerata una delle più sicure al mondo. Lo stesso Time, in un articolo anti Duterte, descrisse la città come “un’oasi di pace nel caos delle Filippine” nonché la “città più pacifica di tutta l’Asia”. Ovviamente l’accusa da parte del mondo politically correct è quella di aver usato gli “squadroni della morte” per eliminare fisicamente la criminalità, giustiziando sommariamente corruttori, trafficanti e boss mafiosi vari.

Soprattutto la lotta al traffico di droga sembra aver riscosso molti risultati durante il governo di Duterte e se fossimo veramente cattivi potremmo pensare che l’espansione della lotta a livello nazionale, proprio nelle Filippine che si trovano al centro del triangolo d’oro del sud Pacifico, potrebbe far tremare i polsi a più di una persona, visto che il narcotraffico è uno dei cardini su cui si basa un po’ tutta la finanza mondiale “sotterranea”. La lotta alla corruzione con un accentramento sempre maggiore da parte del governo e una politica di sovranità nazionale molto accesa, che punta all’estromissione di lobby e interessi stranieri, a meno che non siano subordinati agli interessi nazionali – basti pensare alla proposta di permettere che le isole disabitate vengano date “in affitto a tempo determinato” agli stranieri purché garantiscano lavoro ai soli filippini e una politica di urbanizzazione e costruzione di infrastrutture per i filippini – e soprattutto la bruttissima abitudine di essere un amante del gentil sesso, hanno completato il profilo del perfetto dittatore criminale nemico dei diritti umani e soprattutto sessista maschilista e potenziale stupratore di minorenni.

La querelle con Papa Francesco è iniziata invece durante l’ultima visita del pontefice nelle Filippine. Duterte protestò molto, anche con commenti duri e apostrofazioni molto sopra le righe verso il pontefice, per il fatto che si fosse pensato troppo alla sicurezza e al benessere di Bergoglio, trasformando però Manila in un caos ingestibile con il blocco del traffico in tutta la provincia durato decine e decine di ore. Tutto il mondo cattolico si aspettava un suo tentativo di riconciliazione con la curia durante la campagna presidenziale di Duterte, vista anche l’altissima percentuale di cattolici ferventi e praticanti tra i Filippini, ma “The Punisher” ha più volte fatto capire di preferir continuare a parlare con la gente, piuttosto che volare fino al Vaticano per una riconciliazione col Papa. In compenso pare abbia promesso una donazione alla Caritas ogni volta che verrà sorpreso a bestemmiare, cosa che lui stesso assicura succedere spesso.

Aurelio Pagani

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