L’Australian Bureau of Statistics ha anche specificato al proprio personale che “dovrà astenersi dal presumere l’identità di genere di una persona in base al nome, alla voce o all’aspetto”. Insomma, se si presenta Nicole Kidman per rifare la carta d’identità, il dipendente dell’ufficio preposto non dovrà “discriminatoriamente” presumere di avere di fronte una donna, ma dovrà partire dal presupposto che quel soggetto indefinito abbia uguali probabilità di essere un uomo, una donna o un qualcosa di altro non meglio specificato. Le linee guida, bontà loro, precisano che, mentre gli individui sono incoraggiati ad assicurare che la propria documentazione rifletta la definizione preferita di genere, vi sono ragioni legittime per cui le persone possano essere titolari di documenti “discordanti”: ad esempio per assicurare la propria sicurezza personale viaggiando all’estero, se identificano il proprio genere come “altro”.
Roberto Derta
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