Londra, 3 giu — Non c’è pace per la Royal family: dopo le accuse di razzismo mosse da Meghan Markle, un’inchiesta del Guardian torna a gettare ombre sulla presunta mancanza di inclusività di Buckingham Palace.
Buckingham palace di nuovo accusata di razzismo
Stando a quanto riportato dal quotidiano inglese, la famiglia reale avrebbe impedito, almeno fino alla fine degli anni Sessanta, agli «immigrati o stranieri non-bianchi» di lavorare negli uffici reali come funzionari. Lo rese noto nel 1968 il direttore finanziario della Regina Elisabetta, che informò i funzionari stessi del fatto che «non era uso nominare immigrati non bianchi o stranieri» per ricoprire quei ruoli. Agli stranieri di colore era solamente permesso lavorare come domestici.
Clausole speciali
Tutt’oggi, emerge dall’inchiesta, esisterebbero delle clausole — attualmente ancora in vigore — che permettono a Buckingham Palace di aggirare le leggi contro la discriminazione sessuale e il razzismo approvate verso la fine degli anni sessanta e metà dei Settanta. Leggi da cui la regina è esente da più di quarant’anni. Dai documenti esaminati dal Guardian sarebbe emerso che negli anni Settanta i funzionari del governo si erano consultati con i consiglieri della Regina per la formulazione di clausole speciali alle leggi contro il razzismo. Come prova, viene portata la conversazione, avvenuta nel 1968, tra il funzionario del Ministero degli Interni, TG Weiler, con il responsabile delle finanze della Regina, Lord Tyron, a proposito di uno scambio di battute avvenuto con Buckingham Palace. La Corona «era pronta a conformarsi alla proposta di legge», ma solo in cambio del godimento di esenzioni.