Roma, 3 ott – Per capire la mancanza di basi storiche del referendum catalano (o meglio, del referendum farsa, per come si è svolto senza quorum o controlli di qualsiasi genere…) bisogna subito stabilire un punto fermo: la Catalogna non è mai stata un regno indipendente ma una provincia del regno d’Aragona, L’unione dei territori della contea di Barcellona e del regno d’Aragona avvenne grazie al matrimonio di Ramon Berenguer IV, conte di Barcellona, con Petronilla d’Aragona (1137). Da quel momento i due territori, pur essendo autonomi, confluirono in unione personale nella figura dei re di Aragona ( e non di “Catalogna”) ed andarono a formare la cosiddetta “Corona d’Aragona”. Il figlio di Ramon Berenguer IV e Petronilla, Alfonso II, ereditò entrambi i titoli, che furono assunti da tutti i suoi successori. Ciononostante, l’unione personale comportò il rispetto delle istituzioni preesistenti e dei parlamenti di entrambi i territori.
Il Regno d’Aragona con Ferdinando II il Cattolico si fonde per via matrimoniale con il Regno di Castiglia e Leon di Isabella I, dando vita alla Spagna unita nel 1469 e mantenendo le Cortes catalane e aragonesi. I re cattolici restaurarono l’autorità reale in Spagna, e per giungere al loro scopo, crearono un’organizzazione nominata Fratellanza. Questa forza di pace venne utilizzata come una vera e propria polizia nel territorio del regno. Per sostituire i tribunali, i re cattolici crearono il Consiglio Privato di Sua Maestà, e nominarono dei magistrati (giudici) per amministrare le città. Questa regolamentazione di natura reale è nota come pacificazione di Castiglia, e fu la base per la costituzione di una delle prime nazioni moderne d’Europa destinata a diventare egemone non solo nel continente, ma oltre l’Oceano Atlantico, sino al Pacifico e alle Filippine. Plus Ultra, come recita il motto che da allora è associato alle Colonne d’Ercole.
Ferdinando e Isabella sono noti per essere stati i monarchi che realizzarono la nuova Spagna unita all’alba della nuova era. Il re si pose l’obbiettivo della riconquista cristiana dell’intero territorio della penisola iberica, sottraendo agli islamici il Regno di Granada. La Catalogna ha la stessa storia del resto della Spagna, anzi, delle Spagne, dalle conquiste oltremare e in Italia a tutto il Siglo de Oro, sino alle guerre di Fiandra e dei Trent’ Anni, in cui ci fu l’unico momento di separazione tra Spagna e Catalogna, alle guerre per l’egemonia europea alle guerre napoleoniche e a quelle carliste (non a caso l’unico tercio carlista non navarrese era il Tercio de Nuestra Senora de Montserrat). L’unica volta che la Catalogna è stata separata da Madrid fu alla metà del XVII secolo, durante la Guerra dei Trent’Anni. Il declino del commercio in Oriente per l’irrompere dei turchi e l’esclusione dal commercio con l’America a favore della Castiglia avevano creato un risentimento anticastigliano e separatista. Pur di sottrarsi al dominio di Filippo IV, la Catalogna si dette alla Francia nel 1640 ma soltanto dodici anni dopo tornò sotto la corona spagnola, nel 1652 quando grazie in buona parte ai tercios aragonesi conquistarono Barcellona.
Alla faccia dei separatisti odierni, si trattava quindi di una Catalogna non indipendente, ma divenuta provincia francese, avente come sovrano Luigi XIII! Durante la guerra di Successione Spagnola (1700- 1713), quando il duca di Anjou Filippo V di Borbone, nipote di Luigi XIV, sconfisse l’arciduca (e poi Imperatore del Sacro Romano Impero, e padre di Maria Teresa, per chiarire) Carlo VI d’Asburgo, nipote dell’imperatore Leopoldo I, venne riconosciuto Re di Spagna e Imperatore delle Indie dalle Cortes catalane e aragonesi. Ed entrambi rivendicavano il titolo di Re di Spagna, Sicilia, Napoli e di Navarra, duca di Milano, del Brabante etc etc etc e Imperatore delle Indie. Non certo di “Catalogna” che solo per gli ignoranti ha una storia diversa dalla Spagna. La sconfitta di Carlo VI comportò la soppressione delle sue istituzioni autonome. Nel 18° sec. Carlo III di Borbone concesse ai catalani il commercio con l’America: al risveglio economico e culturale si accompagnò lo sviluppo di tendenze autonomistiche, il cosiddetto “catalanismo”, movimento politico e culturale che, tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, oppose al centralismo spagnolo l’idea della Nacionalitat catalana. Dal catalanismo ebbe origine la Lliga regionalista, fondata nel 1901, che avviò un processo di autonomia, realizzatosi parzialmente nel 1914 con il riconoscimento da parte del governo spagnolo della Mancomunitat de Catalunya, organo amministrativo superprovinciale, poi soppresso nel 1925 da Primo de Rivera.
Caduto il regime di de Rivera, l’ascesa del nazionalismo repubblicano e radicale trovò espressione nella Esquerra republicana de Catalunya, che, vinte le elezioni del 1931, proclamò l’effimera Repubblica catalana, che esistette solo sulla carta. L’anno successivo, infatti, un compromesso raggiunto con Madrid portò alla creazione di un governo regionale autonomo e a uno Statuto di autonomia, approvato dai catalani in un referendum e sancito dal Parlamento spagnolo (1932). Come si vede, nemmeno sotto la famigerata repubblica del 1931- 39 la Catalogna è stata indipendente, e forte fu la Falange, malgrado i massacri dell’inizio della guerra. A soffiare sul fuoco indipendentista furono semmai, come nel 1640, i francesi desiderosi di utilizzare le Baleari come basi navali in vista di uno scontro- ritenuto imminente- contro l’Italia. All’inizio dell’offensiva nazionalista in Catalogna nel 1939, Parigi fu sul punto di appoggiare direttamente i rojos, malgrado l’opposizione dei vertici militari, venendo trattenuto solo dalle proteste britanniche e della minaccia italiana di intervenire a propria volta direttamente, anche a costo di iniziare una guerra europea, come avvertì Galeazzo Ciano, aggiungendo che in caso di intervento francese in Spagna il Regno d’Italia avrebbe fatto sbarcare immediatamente due divisioni a Valencia, anche se ciò dovesse provocare la guerra mondiale.
La Francia, anche al di là di ragioni di affinità ideologiche tra il governo socialcomunista di Leon Blùm e i repubblicani, aveva infatti un fortissimo interesse strategico perché la Catalogna diventasse indipendente, sia per motivi commerciali, come grande mercato aperto alle esportazioni francesi, sia per motivi strategici: una Spagna divisa e debole avrebbe incrementato l’influenza di Parigi nel Mediterraneo occidentale, anche con la concessione di basi nelle Baleari. E la situazione oggi non è diversa. Cambiano solo i protagonisti dietro le quinte, non il colore.
Pierluigi Romeo di Colloredo Mels
1 commento
Ottimo articolo, complimenti!!!