Madrid, 25 mag – Resta sempre il primo partito del Paese, ma deve fare i conti con il suo peggior risultato negli ultimi 20 anni e con l’avanzata dei “grillini iberici” di Podemos: alle elezioni regionali di ieri, il Partito popolare spagnolo (Ppe) del premier Mariano Rajoy si è attestato attorno al 27%, perdendo però tantissimi voti.
I Socialisti, con il 25%, restano secondi. Il nuovo partito, Ciudadanos è la terza forza nazionale, con il 6.55%.
Il quadro politico è quanto mai frammentato e ora per formare governi locali bisognerà ricorrere al Risiko delle alleanze.
Esulta invece il leader di Podemos, Pablo Iglesias: i suoi candidati potrebbero diventare sindaci delle due maggiori città della Spagna. A Madrid governerà forse Manuela Carmena, arrivata di poco seconda dietro il candidato popolare ma in grado, a differenza di questo, di costituire una maggioranza con l’appoggio dei socialisti. Il nuovo sindaco di Barcellona sarà invece Ada Colau, una militante dei movimenti anti sfratti. Podemos vince a Cadice e forse anche a La Coruña.
Importante anche il risultato dell’altra forza alternativa, Ciudadanos, il movimento di Albert Rivera che a seconda delle regioni e delle città è in trattativa sia con il Pp sia con Podemos e Psoe, capitalizzando al meglio, quindi, il suo buon risultato.
Il fatto che i popolari siano ancora il primo partito e che siano arrivati primi in 11 delle 13 regioni in cui si votava ieri non deve trarre in inganno: il partito di Rajoy ha perso 2,6 milioni di voti e tutte le maggioranze assolute che avevano nelle grandi città e nelle regioni rispetto al 2011, quando avevo oltre il 40%.
Gli spagnoli sono andati alle urne per rinnovare 8.122 municipalità oltre che per assegnare i seggi nei parlamenti di 13 delle 17 regioni del Paese.