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Matrimoni gay in Irlanda: vince la retorica, ma siamo sempre più sfruttati

by Giuseppe Maneggio
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Roma, 24 mag – L’Irlanda, dove l’omosessualità era reato fino al 1993, nel 1995 passò il divorzio con appena 9.114 voti di scarto (lo 0,56%) e l’aborto resta ancora proibito se la vita della madre non è in pericolo, ha detto sì al matrimonio tra omosessuali attraverso un referendum. Hanno votato circa 3,2 milioni di persone, tra cui moltissimi giovani. I “si” hanno vinto con il 62,07 per cento. Il sì era sostenuto trasversalmente da tutti i partiti politici (centrosinistra laburista, centro e centrodestra) e dal premier Enda Kenny, cattolico praticante, mentre la Chiesa era ovviamente contraria.

A cosa è dovuto il mutamento così repentino della società irlandese? Questi sviluppi recenti sono il frutto di un potere politico e culturale crescente influenzato dalla lobby Lgbt, sia in Irlanda sia a livello globale.La tattica adottata da questa lobby è basata il più delle volte sull’arroganza. Pur sapendo di essere minoranza adotta un atteggiamento di smaccata presunzione affermando che quello che sta accadendo è qualcosa che nasce dalla società, ma in realtà viene imposto mediante le loro intimidazioni, le loro bugie, la manipolazione dei media e della politica e il silenzio a cui costringono le persone: essere accusati di omofobia è una di quelle macchie che difficilmente vengono cancellate, sopratutto se l’accusato è un personaggio di rilevante caratura popolare. E’ successo così in Irlanda e sta accadendo anche in Italia.

Senza voler entrare nel merito di cosa sia più giusto tutelare – se allargare o meno l’istituzione coniugale nata per le coppie eterosessuali anche al mondo Lgbt, o se abrogare del tutto il matrimonio sostituendolo con unioni civili indefinite per genere e numero dei partecipanti, ultima spiaggia che a detta degli anarco promotori che la sostengono, sarebbe la panacea di tutti i mali della società degli eguali – quel che appare inoppugnabile è come questo profluvio di diritti civili non sia accompagnato da altrettanti inalienabili diritti sociali che viceversa sono cannibalizzati pezzo per pezzo, anno dopo anno, governo dopo governo.

Ed è qui che viene evidenziata la prima grande truffa che la sinistra sta attuando. Mescolare il più velocemente le carte per far sì che il bluff possa reggere: da un lato attraverso l’azione dei governi l’apertura ai diritti civili promossi dalla lobby Lgbt mentre dall’altro si assiste all’attacco sistematico ai diritti dei lavoratori con il beneplacito dei sindacati controllati all’interno dei direttivi e nelle assemblee, come nel caso della Cgil, dalla maggioranza Pd.

Una sinistra italiana che abbandonati i propositi massimalisti da tempo, ed ultimamente anche quelli più strettamente riformisti, ha sposato, come fosse un matrimonio impensabile fino a qualche lustro fa, il liberismo economico di matrice anglosassone. Ne è prova lo stesso Jobs Act, già solo nel nome, voluto e promosso dall’esecutivo Renzi sotto il plauso delle istituzioni internazionali controllate dalla finanza anglo americana (agenzie di rating e Fmi su tutte).

La seconda truffa della sinistra consiste nel far credere che l’adozione di diritti civili universali, come quelli legati al matrimonio e adozione di figli per i gay appartenga al progresso, ineludibili conquiste che ci consegnano il futuro relegando tutti quei paesi che non si allineano nell’alveo del passato più retrogrado. Un progresso fittizio e artificiale dove tutti si potranno civilmente unire al di là dal sesso e del numero dei partecipanti ma che avrà anche tanti schiavi salariati, atomizzati e senza alcuna tutela lavorativa. Sempre ammesso che un lavoro questi “schiavi” ce l’abbiano.

Giuseppe Maneggio

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