Milano, 25 mag – Nessuno può stupirsi se, oggi, a Piazza Affari ci sarà qualche operatore di borsa con l’elmetto. Pochi giorni fa, infatti, George Soros ha dichiarato lo stato di allerta: “A meno che gli Stati Uniti non consentano alla valuta cinese di entrare a far parte del paniere di divise del Fondo Monetario Internazionale, c’è il pericolo reale che la Cina stringa un’alleanza politica e militare con la Russia.
A quel punto la minaccia di una terza Guerra Mondiale diventerebbe reale”.
Queste le frasi che il finanziere magiaro ha pronunciato in una recente conferenza a Bretton Woods, organizzata dalla Banca Mondiale. La notizia però è stata riportata solo da due quotidiani on line, il Wall Street Italia e Forex.info. Altri quotidiani economici hanno preferito glissare.
Questo scenario non è tanto fantascientifico. Infatti, il presidente cinese Hu ha dichiarato di recente: “È giunta l’ora di rivedere lo scacchiere geo-politico ed economico-finanziario del pianeta, rivendichiamo un ruolo di maggior spessore per lo yuan nel commercio e nella finanza internazionale”.
L’intervento di Soros si conclude con una nefasta profezia: “Gli Stati Uniti stanno già vivendo con la Russia il periodo più complicato dai tempi della Guerra Fredda, con forti tensioni generate dal conflitto in Ucraina. Un’alleanza politico-militare tra Cina e Russia potrebbe essere la goccia in grado di far traboccare il vaso. A quel punto gli USA e l’Europa si ritroverebbero di fronte un’enorme potenza da fronteggiare. La tensione salirebbe alle stelle con forti rischi per la stabilità geo-politica ed economico-finanziaria a livello globale”.
Ma chi è questo signore e perché dobbiamo tenere in grande considerazione le sue previsioni? Per rispondere è necessario ricordare almeno un episodio avvenuto più di venti anni fa.
Il 16 settembre 1992, Soros partecipò insieme con altri speculatori a un attacco contro la Banca d’Italia: vendendo lire allo scoperto contribuì a causarne una perdita valutaria pari a 48 miliardi di dollari. Grazie a questa speculazione la lira riportò una perdita di valore del 30% e l’uscita dal Sistema Monetario Europeo. In un’intervista ebbe il coraggio di dire: “Quella fu una buona speculazione”. Un eroe dei nostri giorni.
Il suo amico Romano Prodi non esitò a premiarlo come si deve. Nel 1995 il professore bolognese consegnava a lui una Laurea Honoris Causa riconoscendo: “L’importanza della “Open Society Fund” creata da Soros per allargare nel mondo il concetto di democrazia economica e politica”. Uno speculatore gentiluomo. Soros ama definirsi: “Un uomo di Stato senza Stato. Nel realismo della geopolitica, ormai gli Stati sono fatti solo di interessi e non di principi. Io allora sono un capo con solo i principi e senza interessi“.
Dunque, alla luce delle parole di chi ha portato alla rovina, gli italiani dovrebbero riflettere sui disastri della finanza speculativa. Non c’è bisogno di rivangare il passato agitando fantasmagorici complotti. Bastano i dati. Facciamo qualche esempio.
Circa un mese fa l’agenzia Bloomberg, fonte attendibilissima in ambito economico, affermava perentoriamente che: “I derivati pesano sul debito pubblico italiano più che in tutta l’area euro messa insieme”.
Definiamo però in maniera tecnica i derivati. I derivati sono strumenti finanziari il cui prezzo deriva dal valore di mercato dell’attività sottostante. In pratica, il loro valore è stabilito da quello di altri titoli scambiati sul mercato. Questo strumento però mal si concilia con la tenuta del bilancio pubblico. Vediamo perché.
L’ultimo rapporto di Eurostat su questo argomento rivela: “Le perdite per l’Italia nel periodo 2011-2014 sono state superiori a quelle di tutti gli altri Paesi della zona euro messi insieme: 16,95 miliardi di euro per l’Italia, 16,35 per la zona euro”. In un’audizione in Parlamento tenutasi a fine 2014 si è scoperto che il Tesoro gestiva derivati per circa 160 miliardi, con una perdita potenziale di 42 miliardi di euro.
Ma questo è il minimo. La pubblicazione dei dati Eurostat ha portato alla luce qualcosa di scandaloso. Quasi l’80% delle perdite potenziali sono legate a contratti chiamati “Duration Interest Rate Swap”. In pratica “una scommessa sull’andamento futuro della struttura dei tassi di interesse”. In sostanza, lo stato si finanzia scommettendo alla roulette.
I derivati nella pubblica amministrazione, infatti, dovrebbero essere utilizzati unicamente con finalità di copertura.
Tornando alla profezia bellica di Soros, i derivati ricordano le bombe intelligenti. La politica ha il dovere di disinnescare questi ordigni prima che esplodano nelle nostre mani. L’emergenza è il debito pubblico, ma i rimedi per arginarlo (ossia i derivati) rischiano di essere peggio del male. Il nemico non si trova solo a Bruxelles. Lo possiamo scovare anche nelle note del nostro bilancio pubblico.
Salvatore Recupero
3 comments
La speculazione fatta da Soros – conosciuta come Black Wednesday e avvenuta il 16 settembre del 1992 fu contro la banca d’Inghilterra, non certo la banca d’Italia. Inoltre tale speculazione costrinse la suddetta banca ad uscire dal European Exchange Rate Mechanism (ERM) e non dal sistema monetario europeo.
Anche a me risulta che la speculazione fu verso la banca d’Inghilterra, credo dobbiate controllare le vostre fonti o dare delucidazioni
rettifico, speculò ANCHE contro la Banca d’Italia