Amburgo, 13 ago – L’udienza presso il Tribunale Internazionale sul Diritto del Mare (Itlos) si è aperta nella mattinata del 10 agosto con l’intervento di Sir Daniel Bethlehem, capo del team legale italiano, il quale ha esordito affermando che «l’India gioca a un gioco pericoloso, ha costruito un castello di carte» solo allo scopo di «continuare a esercitare la propria giurisdizione» su Girone e Latorre. Inoltre i due marò, ha ribadito, «non sono stati incriminati per omicidio dalla giustizia indiana», ma New Delhi li ha già condannati.
Al termine del secondo giorno di udienza all’Itlos le posizioni sono chiarite: l’Italia va all’attacco e Sir Daniel Bethlehem (forse il miglior Avvocato mondiale sul diritto del mare) non la manda a dire, evitando bizantinismi ed andando al nocciolo della questione.
Sono felice che le accuse all’India di “aver costruito un castello di carte” trovino spazio già al Tribunale Internazionale dove in teoria si sarebbe dovuto discutere solo di giurisdizione, e che l’avvocato inglese le faccia valere.
Tre anni di paziente lavoro, ma la soddisfazione ora è immensa.
Il compito del perito giudiziario (in questo caso della difesa) è proprio quello di utilizzare gli elementi di conoscenza verificabili per costruire un impianto difensivo su base tecnica che poi l’avvocato difensore possa utilizzare su base giuridica in un Tribunale. E se uno dei migliori avvocati del mondo esordisce alla prima udienza accusando la controparte di aver costruito un castello di carte beh, posso con soddisfazione dire di saper fare questo mestiere.
Lo sapevo già, altrimenti non sarei intervenuto sulla vicenda già all’inizio quando era già chiaro che “il puzzle non si ricomponeva”, che la pretesa colpevolezza dei due militari italiani era appunto un “castello di carte”, che niente di quello che doveva tornare (spazi, tempi, posizioni, calibri…) tornava.
Mai saprò se Sir Daniel ha formato la sua convinzione attingendo al mio lavoro, ma so che tutto quanto prodotto fin dal 13/3/2013 è stato depositato in Procura di Roma nella forma dell’analisi tecnica giudiziaria, che tutto grazie alla volenterosa e instancabile disponibilità di una docente universitaria italiana che lavora all’estero è stato tradotto in perfetto inglese, che tutto è stato consegnato al nostro ministero degli Esteri, che tutto è stato portato puntualmente a conoscenza di esponenti politici di tutti gli schieramenti contribuendo a formare la loro opinione, e così via. Un lavoro certosino che ha anche permesso di sbugiardare le operazioni di depistaggio dell’opinione pubblica, di rintuzzare le polemiche strumentali, di smontare assurde ammissioni di colpevolezza fatte da stravaganti personaggi a cui era stata affidata la gestione del caso.
E tutto ha girato liberamente sul web contribuendo al formarsi dell’opinione di migliaia e migliaia di persone che si sono impegnate sul tema “Verità e Giustizia per Massimiliano e Salvatore” e che hanno dato vita a manifestazioni, convegni, striscioni, marce, pagine facebook, fino a cambiare il sentimento dell’opinione pubblica prima in gran parte vittima di una campagna colpevolista funzionale a interessi economici (non bisogna indispettire gli indiani, era il mantra)
Dalla parte dell’accusa, come infine ha dichiarato Sir Daniel davanti al Tribunale Internazionale, un “castello di carte”, talmente vacue e inconsistenti da non poter nemmeno essere depositate in un Tribunale indiano dagli inquirenti indiani (sarebbero finite agli avvocati difensori, e crollava il castello di carte)
Non siamo alla fine della vicenda, questa dello Itlos è solo una tappa importante ma che sancisce la fine degli “accordi sottobanco” e ci rende dignità e posizione di Nazione nel consesso internazionale. E’ il primo vero atto sovrano del governo Renzi in politica estera, glielo riconosco.
Luigi Di Stefano
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1 commento
Per favore se li tengano li in India, perché qui sarebbero impiegati per far sbarcare clandestini e distruggere la composizione etnica dell’Italia.