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Cooperazione e interessi militari: così la Francia va alla “conquista” dell’Egitto

by La Redazione
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Roma, 9 feb – La visita di Emmanuel Macron al Cairo è un altro passo nella cooperazione tra Egitto e Francia. Anche se nessun contratto di armamento è stato annunciato, i dirigenti di Naval Group, Dassault Aviation e Airbus Helicopters, hanno accompagnato il presidente in questo viaggio. La vendita di armi non è un commercio come gli altri, implica un accordo politico tra le parti e una particolare situazione geopolitica e militare.


L’incontro tra i due presidenti si è incentrato sulle principali questioni che interessano la regione, compresa la situazione in Libia, l’evoluzione del conflitto siriano e le tensioni legate al dossier iraniano. Negli ultimi anni è emersa una convergenza di interessi tra Egitto e Francia sulle diverse questioni della regione. La vendita di 24 Rafale nel 2015 all’Egitto segue l’entrata dell’esercito francese nella guerra contro lo Stato Islamico. Il caccia Rafale ha beneficiato di un’azione nel teatro delle operazioni in Medio Oriente. Questi contratti sono stati sostenuti da una politica di esportazione favorevole nei confronti dei produttori e da un allineamento delle norme giuridiche a livello europeo per quanto riguarda il trasferimento dei prodotti destinati alla difesa.

Lo spostamento di Macron segue quello della sua controparte egiziana nell’ottobre 2017, pochi mesi dopo che l’amministrazione Trump aveva annunciato la riduzione degli aiuti militari in Egitto. Gli Stati Uniti hanno giustificato il suo aiuto in un rapporto del Congresso sulle relazioni tra Egitto e Stati Uniti in base alla necessità di mantenere l’accordo di pace firmato da Israele e Egitto nel 1979.


Attualmente, gli Stati Uniti e l’Egitto sembrano divergere su molti argomenti. Ad esempio la volontà egiziana di sostenere il maresciallo Haftar in Libia contro le fazioni ufficialmente supportate dagli Stati Uniti è solo un esempio della divergenza generale tra i due stati. Nel 2013, gli aiuti degli Stati Uniti hanno rappresentato $ 1,3 miliardi all’anno. Questo aiuto ha permesso di equipaggiare l’80% dell’esercito egiziano. Come risultato di queste riduzioni, l’Egitto è diventato un potenziale cliente per le industrie della difesa alla ricerca di mercati aperti.

Pertanto, in seguito ai drastici tagli agli aiuti statunitensi, l’Egitto ha avviato la riconciliazione con altri partner come la Francia o la Russia. Ed è proprio in questo contesto che la Francia sta sviluppando la sua cooperazione con l’Egitto.

Il medio oriente rappresenta quasi il 40% delle esportazioni di armi francesi, come evidenziato nella relazione al Parlamento sulle esportazioni dell’anno 2017. D’altra parte, come è noto, gli ordini di armi dai paesi della regione dipendono dai prezzi del petrolio. Inoltre, il raffreddamento delle relazioni tra l’Egitto e gli Stati Uniti non sarà eterno e quindi la Francia potrebbe trovarsi economicamente in difficoltà se le grandi industrie americane decidessero di riprendersi il mercato (non dimentichiamoci che General Dynamics ha rappresentato il motore dell’aiuto militare americano in Egitto ). La Francia è stata in grado di approfittare del ritiro degli Stati Uniti esportando le sue armi in Egitto e quindi la sfida rimane quella di continuare a rivestire il ruolo di partner chiave per il paese.

Ebbene,in un’ottica di realpolitik – che solo occasionalmente viene compresa dal nostro Paese – questa scelta garantisce l’indipendenza nazionale e la capacità di influenza della politica francese. Se infatti non diversificasse il suo portafoglio di acquirenti, la Francia potrebbe trovarsi in una situazione pericolosa a causa dei rapidi sviluppi in Medio Oriente. Inoltre, la Francia agendo in tale modo ha deciso di affrontare le questioni dei diritti umani con realismo per dire che l’Egitto si rivota a partner come la Cina o la Russia. Anche il nostro paese deve perseguire i propri interessi sovranamente non attribuendo alcun peso alle dichiarazione dei moderni Savonarola.

Giuseppe Gagliano

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