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Di Stefano, “Ho portato i Marò al parlamento europeo”

by Alberto Palladino
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Schermata 04-2457499 alle 09.04.06Bruxelles, 20 apr – “Sui due nostri Marò l’India ha mentito“, che lo abbia fatto in buona fede o in mala fede non importa. Le perizie sui proiettili ritrovati nei corpi dei pescatori uccisi, i rilevamenti sul peschereccio colpito, persino i disegni dei prospetti grafici sulla posizione della nave Enrica Lexie sono sbagliati, creati per sostenere una colpevolezza che non esiste, un reato di cui il personale militare italiano imbarcato sulla Lexie non si è mai macchiato. Queste parole risuonano chiare e forti nella grande aula delle petizioni del parlamento europeo. A parlare è Luigi Di Stefano, già perito sul caso Ustica e consulente tecnico su molti casi di questo tipo. Le pronuncia mentre sul grande schermo posto sulla testa del tavolo della presidenza scorrono le immagini dei risultati della sua analisi sulle carte indiane, ricevute dal tribunale di Amburgo e prodotte dall’accusa del tribunale del Kerala che ha indagato i due Marò.

In aula a sentire Di Stefano un discreto gruppo di parlamentari europei fra cui anche una pattuglia di italiani di vari patiti politici. Per ben quindici minuti tra esposizione e replica Di Stefano mostra come sia lacunosa e sbagliata la struttura portante dell’accusa indiana e infine formula la sua richiesta alla commissione:” Chiedete al tribunale internazionale di Amburgo i dati tecnici prodotti dagli indiani così come ho fatto io, poi nominate quattro esperti anche non italiani per evitare accuse di faziosità, analizzate le carte e sono certo che non potrete non constatare gli errori madornali che hanno commesso contro i nostri Marò”. Conclusa l’esposizione il presidente della commissione, la deputata svedese Cecilia Wikiström ha accolto la petizione proponendo lei stessa, di intervenire sulla commissione per i rapporti con l’India e sull’ambasciata stessa per sollecitare un’azione conoscitiva su questo argomento che come lei stessa ammette: “coinvolge due cittadini europei che stavano svolgendo un lavoro” nell’ambito di una missione europea di protezione delle navi in transito nelle zone infestate dalla pirateria.Schermata 04-2457499 alle 09.02.44

Resta l’ombra di una risoluzione europea votata a gennaio del 2015 in cui nei punti iniziali ( a e b) accetta sostanzialmente la tesi accusatoria indiana che condannerebbe i due Marò, una risoluzione, sempre secondo Di Stefano ed ora alla luce dell’analisi tecnica dei dati, votata sulla base di “falsità” prodotte dal tribunale indiano.  Al tempo anche molti deputati italiani votarono una tale dichiarazione e questo resta senza dubbio una macchia sull’operato della delegazione dei parlamentari italiani in UE ma oggi, forse, grazie all’operato di un singolo cittadino della comunità è stata mostrata al parlamento che la rappresenta la via della verità sul caso Marò, stà ora a questa alta istituzione aprire un dialogo risolutivo con l’India anche in vista del tavolo bilaterale di accordo sullo scambio commerciale tra Europa e India che si aprirà a breve e in cui non si dovranno più anteporre ai due nostri Marò “sequestrati” meri interessi commerciali.

Alberto Palladino

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dexter 20 Aprile 2016 - 7:52

“Ecco le carte per liberare marò snobbate da governo e Difesa”
Presto alle stampe un libro con la dettagliata perizia che dimostra l’innocenza di Latorre e Girone. Presentata al ministero della Difesa nel 2013, non è stata poi debitamente considerata

Mer, 20/04/2016 – 18:36 IL GIORNALE

Un documento che, a detta degli autori, sarebbe esaustivo per escludere “l’illecità del comportamento dei due marò”.

Tradotto: Salvatore Girone e Massimiliano Latorre sono innocenti. Ci sono le carte, ma il governo e la Difesa le hanno in qualche modo ignorate. Continuando a mantenere una linea che ha prolungato sine die la detenzione dei marò.

Gli autori del rapporto “nome in codice DREADNOUGHT”, Diego Abbo (Capitano di vascello) e Alfredo Ferrante, ne sono certi: la loro ricerca, che presto diventerà un libro, mette in risalto con dettagliate analisi dei dati la manifesta non colpevolezza dei fucilieri italiani. Ma non solo. Il loro lavoro permette anche di “identificare, senza tema di smentita, delle condotte istituzionali che potrebbero essere penalmente rilevanti”.

Lo studio non è una novità. Non lo è per i vertici militari. Nel 2013, infatti, il rapporto venne presentato al delegato dell’allora ministro della Difesa, Mario Mauro. L’autore fu chiamato a conferire agli alti gradi della Marina, ma della relazione non se ne fece nulla. Abbo mise a disposizione il suo operato “senza però essere mai contattato”.

Marò non perseguibili
Gli autori hanno sviluppato la loro ricerca con una analisi duale. “Da un lato – si legge nel rapporto – è stata analizzata la componente dinamica in cui vengono ricostruite le rotte dell’Enrica Lexie e del St. Anthony”. Dall’altro, sono state ricostruite le “traiettorie delle raffiche partendo dalla distribuzione dei colpi sulla tuga del St. Anthony e sulla loro velocità di impatto stimata”. Infine, basandosi sugli atti presentati dall’India, è stata realizzata una “accurata analisi di balistica forense”. Ciò che emerge da questi studi è che “la teoria dello spiattellamento (rimbalzo dei colpi sull’acqua) pone le basi per l’esclusione dell’illiceità del comportamento dei fucilieri di marina”. Quindi, i marò avrebbero effettivamente sparato quei colpi, ma in acqua. Fatto che esclude la natura dolosa o colposa dell’atto.

Seguendo questa linea si sarebbe potuti arrivare rapidamente alla sentenza di “non perseguibilità” di Latorre e Girone. E di evidenziare così la “buona fede” dei marò.

Le colpe dell’Italia
Le istituzioni italiane, in particolare i ministeri di Difesa, Trasporti e Esteri, si sarebbero macchiate di “comportamenti omissivi” riguardo al “non adempimento di ben 8 inchieste obbligatorie per legge: 1) l’inchiesta sommaria e quella formale (previste dal codice della navigazione); 2) l’inchiesta di sicurezza (prevista dalla normativa discendente dalle direttive dell’Unione europea); 3) le inchieste sommaria e formale (previste dal Testo Unico dell’Ordinamento Militare); 3) l’inchiesta per infortuni sul lavoro (prevista dalla normativa antinfortunistica); 4) le due inchieste dello Stato di bandiera (la prima prevista dalla Convenzione di Montego Bay e la seconda in ottemperanza alla Convenzione internazionale volta a tutelare la sicurezza della navigazione mercantile)”. Violazioni che peseranno sull’immagine dell’Italia e anche sul futuro dei fucilieri di Marina.

Le colpe dell’Europa
Tra le istituzioni finite sotto accusa c’è però anche l’Europa. “Vengono individuati – si legge – dei comportamenti dell’Unione Europea non conformi alla sua stessa normativa afferente la sicurezza marittima”. L’Ue, infatti, per bocca del Commissario Europeo per i Trasporti, Violteta Bulc, si era lavata le mani sulla vicenda marò, affermando che “le questioni militari ricadono nell’area di responsabilità degli stati membri”. L’Europa sarebbe dovuta intervenire, richiamando il governo italiano all’ordine e spingendolo ad avviare tutte le necessarie inchieste. In sostanza, concludono gli autori, “l’atteggiamento dell’UE oltre a rappresentare una responsabilità extra contrattuale configura una violazione della Convenzione Europea dei diritti dell’uomo in merito al diritto alla vita alla libertà e alla sicurezza”.

I documenti ci sono. Ma i governi hanno fatto finta di nulla.

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gino argenti 20 Aprile 2016 - 11:39

perchè i governi hanno fatto finta di nulla ??? malafede … inettitudine ….

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Luigi Di Stefano 20 Aprile 2016 - 11:43

L’ipotesi DREADNOUGHT si basa su un assunto (il rimbalzo dei colpi sull’acqua) che non è dimostrabile (il tribunale vive di certezze, non di ipotesi) e ha il difetto di riconoscere a priori la “colpa”, a dire “i pescatori li hanno uccisi loro”.

Non si capisce perchè dovremmo andare a fare questo regalo alle autorità indiane oltretutto ora che abbiamo le carte giudiziarie rese pubbliche dal Tribunale di Amburgo. E che chiariscono una volta per tutte che i due accusati sono innocenti:
– Le autopsie sono prova a discarico (i proiettili repertati non sono quelli in dotazione ai militari italiani)
– La perizia balistica indiana lo conferma e fornisce ben 2 prove che i proiettili non sono quelli in dotazione ai militari italiani
– Il sopralluogo sul pescherecchio è ridicolo (i centesimi di millimetro apprezzati a occhio, nel filmato si vede l’uso di un metro a nastro)
– Le firme italiane falsificate su un falso verbale di sequestro delle armi.
Etc. etc, dalla mancata custodia dei reperti giudiziari (il peschereccio riconsegnato) all’occultamento di prove a discarico (l’orario della sparatoria alle 21:30 di sera (notte) e non alle 16:30 (giorno)

Permetteremmo alle autorità indiane di continuare a tenere occultati i documenti che scagionano i due accusati senza sottoporli al vaglio processuale, di non rendere conto della catasta di malefatte commesse, e gli andiamo noi stessi a regalare la colpevolezza dei due accusati.

Sarebbe come se un avvocato difensore avesse le prove dell’innocenza dei suoi assistiti ma se le tiene nel cassetto e va in tribunale a dichiararli colpevoli.

Non si capisce perchè.

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Paolo Iob 21 Aprile 2016 - 12:02

Parlando di spiattellamento in acqua da parte di una palla in cal. 5,56 mm blindata, con la velocità alla bocca che si ritrova e l’angolo da cui dovrebbe essere stata sparata, mi avete rallegrato la tarda serata. Ora so che dormirò contento.

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Antonio Milella 21 Aprile 2016 - 12:22

In risposta al commentatore che ha postato l’ articolo de “il giornale” faccio notare che la ricostruzione proposta dalla testata giornalistica è assurda e inverosimile, in primo luogo non fa riferimento a nessun allegato presentato dalla delegazione indiana al tribunale ITLOS di Amburgo ( 2015 ) ma addirittura risale al 2013, sembra inoltre una mossa atta a derubricare l’ accusa in modo tale da proteggere chi nella catena di comando della Marina Militare ha gestito la vicenda il 12 feb 2015, e aggiungo visto che viene citato un capitano di fregata della M.M. tra gli autori mi puzza come un atto di servilismo volto a guadagnarsi una “medaglia ” ovvero a togliere le castagne dal fuoco a chi invece deve scottarsi, un grosso grazie da parte mia va a Luigi Di Stefano per il suo lavoro svolto nella più totale trasparenza e da quello che si evince inoppugnabile, allego il contributo video della sua audizione alla commissione europea e sfido chiunque a dimostrare il contrario, saluti. https://youtu.be/Xs3R0KC2feY

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