Kabul, 20 ott – Sono molte decine i morti provocati da due attentati in due moschee sciite in Afghanistan. Uno nella capitale Kabul, l’altro a Ghor, nel centro del Paese. I morti erano tutti fedeli musulmani riuniti per la preghiera settimanale del venerdì. La strage di Kabul è avvenuta nella moschea di Imam Zaman, nel quartiere occidentale di Dahst-e-Barchi. È la stessa moschea dove il 25 agosto scorso due kamikaze di origine uzbeka che avevano giurato fedeltà allo Stato Islamico avevano fatto una strage. Anche questa volta a colpire è stato un attentatore suicida, che prima di farsi saltare in aria, ha sparato sui fedeli.
I morti di Kabul sarebbero almeno 30, mentre quelli di Ghor almeno 10, qualcuno dice siano 20, e anche qui a colpire è stato un kamikaze. Secondo il portavoce della polizia provinciale di Ghor l’obiettivo dell’attacco era un Fazal Ahmad, leader politico e militare locale del partito politico Jamiat, che è rimasto ucciso insieme ad altri fedeli in preghiera.
Siamo di fronte all’ennesima strage, che sebbene non sia ancora stata rivendicata, pare sia stata compiuta dallo Stato Islamico o da suoi affiliati, che nel silenzio dell’Occidente nell’ultimo periodo stanno colpendo dalla Somalia all’Afghanistan. Nel caso afghano a essere presi di mira sono in particolare modo i musulmani sciiti, colpiti soprattutto durante le preghiere del venerdì. Da inizio anno a oggi, secondo un report dell’Onu, sono almeno 84 i morti e quasi 200 i feriti in attentati contro moschee e cerimonie religiose.
La strage di oggi è avvenuta all’indomani di un altro attacco che ha insanguinato l’Afghanistan, per mano dei talebani che hanno ucciso almeno 43 persone in una base di addestramento dell’esercito di Kabul a Kandahar. Nella provincia di Ghor operano sia l’Isis che i Taleban, che spesso sono in conflitto fra loro. Gli sciiti, però, sono il bersaglio preferito dei combattenti dello Stato Islamico.
Anna Pedri