Durante tutta la seconda metĆ del 2020 si ĆØ lungamente discusso del Recovery fund, cercando di sviscerarne i punti deboli abilmente sottaciuti dai media tradizionali, impegnanti in una campagna mediatica costante di esaltazione dellāintero fondo di ricostruzione. Complessivamente, come si legge sul sito ufficiale della Commissione europea, i macroargomenti attorno a cui devono vertere i piani nazionali, al fine di essere accolti positivamente dagli organi europei, sono lāambiente e la transizione digitale. Per quanto riguarda il primo caposaldo, ogni piano nazionale deve obbligatoriamente devolvere almeno il 37% della spesa in investimenti che supportino obiettivi di carattere climatico, senza dimenticarsi del principio denominato Ā«do no significant harmĀ», ovverosia una richiesta esplicita di approvare riforme ed investimenti che non causino danni allāambiente.
Questo articolo ĆØ stato pubblicato sul Primato Nazionale di aprile 2021
Europa verde: tasse, tasse e ancora tasse
In maniera apparentemente coerente con i princƬpi sopramenzionati sono state inserite la plastic tax ā introdotta nellāanno corrente per sovvenzionare lāesborso del fondo di ricostruzione ā e la Cbam, ossia dazi alla frontiera che rappresentano lāaggiustamento del carbonio. CosƬ facendo, tuttavia, lāUnione continua nella sua costante opera di penalizzazione delle aziende europee nel confronto con le aree del globo in via di sviluppo. Si stima, infatti, che lāEuropa produca appena il 10% dei gas serra, prodotti in maniera enormemente maggiore dal Sudest asiatico, il cui fabbisogno di energia cresce di pari passo con lo sviluppo industriale. Lāimpegno europeo nella causa ambientale ha registrato risultati importanti giĆ nel decennio scorso, raggiungendo gli obiettivi fissati per il 2020 giĆ nel 2015, e ponendosi in una situazione di vantaggio tempistico in vista dellāambita riduzione dei gas serra nazionali di almeno il 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 1990.
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