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L’Onu: «Le Falkland sono dell’Argentina»

by Paolo Mauri
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falklandBuenos Aires, 31 mar – Le isole Falkland (Malvinas in spagnolo) sono un arcipelago posto circa 300 miglia a ovest della Patagonia, in una porzione di Oceano Atlantico facente parte della piattaforma continentale sudamericana. Nel 1833 il Regno Unito ha stabilito il proprio dominio definitivo sulle isole dopo più di 60 anni di dispute territoriali che hanno visto prima la Francia e poi la Spagna come protagoniste: in particolare l’ultima e più longeva presenza prima di quella inglese fu quella spagnola, che durò dal 1770 sino al 1811 quando la crisi di quello che fu uno dei maggiori imperi della storia costrinse la Spagna a ritirarsi dall’arcipelago. Dal 1833 sino a oggi quindi, le Falkland hanno fatto parte ininterrottamente dei dominion britannici.

Molti ricorderanno il conflitto che vide opporsi l’Argentina al Regno Unito iniziato il 2 aprile del 1982 quando l’allora Giunta militare di Buenos Aires invase le isole rivendicandone la sovranità. La risposta dell’allora Primo Ministro inglese Margaret Thatcher fu rapida e risolutiva e permise di riportare le isole sotto il controllo inglese dopo una guerra che durò circa due mesi provocando 649 morti tra le forze argentine e 255 tra quelle britanniche. Il risultato di questo breve conflitto, oltre a minare la stabilità della Giunta argentina, fu quello di vedere riconosciuto lo status di cittadini del Regno Unito agli abitanti delle isole (1983) e un sempre maggiore flusso di investimenti per migliorarne le condizioni di vita, sino a giungere alla proclamazione di una nuova costituzione (1985) che ha portato ad avere un governo semi autonomo: le Falkland infatti dipendono da Londra solo per la difesa e gli affari esteri.

La disputa tra Argentina e Regno Unito non è però cessata con la conclusione del conflitto armato: Buenos Aires ha continuato a rivendicarne il possesso sino ai nostri giorni, sebbene a fasi alterne a seconda dell’andamento del proprio consenso interno. La recente decisione dell’Onu, che afferma che le Falkland rientrano pienamente nelle acque territoriali argentine vedendo così riconosciuto come limite di piattaforma la soglia delle 350 miglia nautiche, cade come un macigno sull’amministrazione britannica, che per il momento si è limitata a sostenere, tramite il portavoce del Primo Ministro, che “Bisogna tenere presente che si tratta di un comitato consultivo; esso esprime delle opinioni che non sono vincolanti e la commissione non ha giurisdizione su questioni relative alla sovranità” aggiungendo che la sovranità argentina non può essere imposta sugli abitanti delle Falkland contro la loro volontà, e che essi si sono già espressi per restare territorio del Regno.

falkland

Fig 1, carta delle concessioni di ricerca e sfruttamento di idrocarburi al largo delle Falkland

La questione quindi sembra lungi dall’avere trovato una soluzione, nonostante l’Onu abbia espresso ufficialmente nel recente passato (2015), che il mantenimento dello status coloniale sulle isole sia incompatibile con gli ideali dell’organizzazione. Ma perché le Falkland sono così importanti? Al di là delle questioni di prestigio nazionali le isole sono strategiche per due motivi principali: la loro posizione nell’Atlantico meridionale rappresenta un avamposto per il controllo dei traffici commerciali e della pesca, ma soprattutto nel mare al largo delle isole sono presenti ingenti quantità di idrocarburi (fig 1) pronti per essere sfruttati. La stessa Onu ha preso atto delle proteste dell’Unasur, che sostengono che vada “Rigettata sia la presenza che l’attività britannica unilaterale nell’area, incluso lo sfruttamento ed esplorazione di risorse rinnovabili e non dell’Argentina” (U.N. General Assembly  A/AC109/2015/19), affermando nello stesso tempo il diritto dell’Argentina di prendere iniziative legali volte a contrastare il traffico illecito di idrocarburi e altre attività minerarie non autorizzate nell’area della disputa internazionale.

Ancora una volta c’è in gioco molto più di una semplice rivendicazione territoriale su delle isole che sono poco più che delle distese di roccia brulla in mezzo all’oceano, in realtà si tratta di interessi strategici che riguardano l’approvvigionamento di ingenti fonti di energia, come traspare anche dalle parole del ministro delle Relazioni Estere argentino Susana Malcorra che in merito alle dichiarazioni dell’Onu ha affermato che “Questa è un’occasione storica per l’Argentina perché abbiamo fatto un enorme passo in avanti nella demarcazione del limite esterno della nostra piattaforma continentale, che riafferma la nostra sovranità nell’Atlantico del Sud e sulle sue risorse”.
La partita non è affatto terminata nonostante sia molto improbabile che il Governo inglese si possa imbarcare in un’operazione militare 8mila miglia lontano come fece la Thatcher nel 1982, dato che sarebbe troppo costosa per le finanze del Regno Unito.

Paolo Mauri

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8 comments

Giancarlo Barra 31 Marzo 2016 - 4:57

Io sono per l’autodeterminazione dei Popoli!

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giuseppe 2 Aprile 2016 - 2:31

quindi italiani e spagnoli devono andarsene dall’Argentina??? e tutti gli statunitensi dagli USA? E allora che ritorni l’Impero Romano d’Oriente.
Il popolo delle Falkland ha votato per restare britannico.
Che l’ONU pensi al Tibet!

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Martino 2 Aprile 2016 - 11:40

D’accordissimo con Giuseppe: pensino al Tibet, quelle teste di cazzo dei parrucconi ONU.

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Lucia 3 Aprile 2016 - 3:48

Non esiste niente di più inglese delle isole Falkland!!! Se provate a guardarle senza sapere dove siete direste che siete in Cornovaglia o nel Galles!! Senza contare il sangue di generazioni di soldati e marinai inglesi caduti in quelle isole e nelle loro acque non soltanto nella guerra delle Falkland ma anche nella prima guerra mondiale (Battaglia delle Falkland). L’argentina si mettesse il cuore in pace!!

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Guido 25 Agosto 2019 - 3:05

Le Malvinas sono un esempio del famigerato colonialismo inglese. Mi auguro che la determinazione degli argentini e l’impostazione anticolonialista dell’ONU risolvano la questione. I britannici restino nella loro isoletta scialba e grigia e non parlino di autodeterminazione dei popoli. Loro che sono stati una potenza coloniale sconfinata. Quando sono sbarcati ovunque nel mondo per caso hanno prima indetto un referendum presso i popoli locali? Si vergognino riconoscendo la loro arroganza storica.

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Juan Jose Colman 13 Giugno 2017 - 2:01

Nessuno dei commentatori di questo forum ha pensato minimamente al fatto che se nel 1833 gli inglesi hanno espropriato ed espulso a tutti gli argentini presenti è logico che dopo 184 anni i discendenti vorranno continuare ad essere inglesi, e ovviamente il luogo ha preso le somiglianze di chi ci abita ma l’Argentina non vuole espellere nessuno perché per la costituzione Argentina l’isolani sono argentini poi altre storie come il Tibet ed etc. sono solo altre storie. Questa storia invece va avanti dal 1833 e a tutti va bene perché simpatizzano per i pirati inglesi … finché non li toccano il loro portafoglio.

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Juan Jose Colman 13 Giugno 2017 - 2:03

Certo …avessero chiesto a chi ci abitava prima nel 1833 sarebbe più democratico no?

Reply
Guido 25 Agosto 2019 - 3:04

Le Malvinas sono un esempio del famigerato colonialismo inglese. Mi auguro che la determinazione degli argentini e l’impostazione anticolonialista dell’ONU risolvano la questione. I britannici restino nella loro isoletta scialba e grigia e non parlino di autodeterminazione dei popoli. Loro che sono stati una potenza coloniale sconfinata. Quando sono sbarcati ovunque nel mondo per caso hanno prima indetto un referendum presso i popoli locali? Si vergognino riconoscendo la loro arroganza storica.

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