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La Germania prova a ribaltare gli equilibri del 1945 all'Onu. E la Francia non ci sta

by Giorgio Nigra
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Roma, 5 dic – L’Unione europea, lungi dall’essere il blocco monolitico che spesso si crede, è in realtà un luogo di infinite contraddizioni, anche fra gli stessi Paesi leader. Prendiamo per esempio il recente scontro tra Francia e Germania, ai limiti del caso diplomatico.
Mercoledì 28 novembre, infatti, il vicecancelliere e ministro della Finanze tedesco Olaf Scholz ha proposto di sostituire il seggio permanente della Francia al Consiglio di sicurezza dell’Onu con uno che rappresenti tutta l’Ue. Come noto, l’organismo delle Nazioni unite è composto di 15 membri, di cui 5 permanenti (Cina, Francia, Regno Unito, Russia e Stati Uniti) e 10 eletti ogni due anni dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. I membri permanenti sono ancora oggi (nel 2018, quasi 2019!) i vincitori della Seconda guerra mondiale, con buona pace di tutta la retorica sull’ecumenismo onusiano.
La Germania, che in quanto Paese sconfitto nell’ultimo conflitto mondiale è esclusa dalla stanza dei bottoni del Palazzo di vetro, mette quindi per la prima volta in discussione le gerarchie geopolitiche stabilite nel 1945 e lo fa portando alle logiche conseguenze l’europeismo di Emmanuel Macron: “Se prendiamo sul serio l’Unione europea, l’Ue dovrebbe parlare con una sola voce al Consiglio di sicurezza. Nel medio periodo, il seggio della Francia potrebbe essere trasformato nel seggio dell’Ue”, ha detto Scholz. Quella frase – “Se prendiamo sul serio l’Unione europea” – è una chiara frecciata al leader francese, che ha recentemente rilanciato il tema della difesa comune europea e, più in generale, si viole capofila delle istanze europeiste contro l’ondata euroscettica. Ma se Macron fa sul serio, è il messaggio dei tedeschi, condivida con l’Unione anche i suoi privilegi. E infatti da Parigi la proposta è stata giudicata irricevibile.
Il tema è del resto complesso: la Francia, tanto per dire, spinge da vent’anni affinché lo statuto dell’Onu venga modificato per assegnare un seggio permanente anche alla Germania. Che vantaggio avrebbe, quindi, Berlino nell’impedirsi da solo questa possibilità, chiedendone invece uno che rappresenti tutta l’Europa? L’ambasciatore francese all’Onu, François Delattre, fa del resto notare che, al momento, l’Europa è rappresentata da cinque Paesi membri nel Consiglio di sicurezza: Francia e Gran Bretagna come membri permanenti e Svezia, Polonia e Paesi bassi come membri eletti. Ridurre queste cinque presenze a una targata Ue ridurrebbe la loro forza. Ma spiegando questo concetto, Delattre cade anche in contraddizione: questo significa quindi che l’Europa è più forte se resta divisa? Insomma, è un bel rompicapo, ma il tutto testimonia quanto gli equilibri globali siano sempre in sommovimento. E l’Italia, in tutto questo, che fa?
Giorgio Nigra

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