Gerusalemme, 24 ott – La capitale di Israele ha 800 mila abitanti di cui il 39% di origine araba. Loro hanno scelto di boicottare l’elezione del sindaco di Gerusalemme. Gli arabi sono così poco interessati alle elezioni che nemmeno conoscevano i nomi dei due sfidanti: il religioso Moshe Leone, sotenuto dal partito estremista Shas, e il laico Nir Barkat, milionario della tecnologia e sindaco uscente. È di poche ore fa la notizia ufficiale della vittoria di Barkat. Ma agli arabi questo non importa.
La città israeliana è ormai diventata invivibile per i cittadini di etnia araba, che abitano la parte est . “Il bidone della spazzatura qui non è stato ritirato per una settimana – ha detto Kawa, una cittadina di Gerusalemme est – è una discriminazione che non sarebbe avvenuta dall’altra parte della città”.
“Le persone non possono costruire sulla loro terra – ha detto Mohammed Abdo, del quartiere Wadi Joz – ma un colono israeliano può acquistare un terreno e costruirci il giorno dopo. Hanno colpito gli arabi con le tasse comunali ma non ci danno niente”. I cittadini arabi lamentano il totale stato di abbandono in cui versa Gerusalemme est dove, ad esempio, non esiste un solo parco giochi per bambini, a fronte dei dieci esistenti a Gerusalemme ovest.
L’Ufficio del Presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha sollecitato gli abitanti di Gerusalemme Est a stare lontano dal ballottaggi. “Partecipare significherebbe legittimare l’annessione di Gerusalemme, e questo non è la nostra volontà – ha detto Abdallah Abdallah , un legislatore palestinese che è vice commissario per le Relazioni Estere per il movimento Fatah di Abbas. I palestinesi stanno infatti negoziando con gli israeliani per conferire a Gerusalemme est lo status di capitale e non sono disposti ad accettare interferenze nella sovranità.
Michael Mocci