Roma, 21 dic – Partiamo dall’assunto: qualcuno voleva che il Patto Globale sull’Immigrazione della Nazioni Unite fosse sottoscritto dall’Italia furtivamente al summit ONU tenutosi a Marrakech il 10 e 11 dicembre scorso, con un Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, dettosi già favorevole a New York a settembre e un Ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, della stessa opinione.
Mancava quindi solo l’invio di un delegato che apponesse la firma in Marocco, ed il gioco era fatto. Per fortuna, “il diavolo fa le pentole ma non i coperchi”.
Nel maggio 2018, la sottoscritta aveva scritto delle problematiche riguardanti la bozza della dichiarazione delle Nazioni Unite sull’immigrazione che sarebbe stata presentata a Marrakech, nonché i relativi rischi ad essa connessi, soprattutto per un Paese di confine come l’Italia, frontiera sud dell’Europa.
Come si poteva affidare follemente la gestione del flusso migratorio a livello globale all’ONU dopo che la stessa, tramite l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, aveva affermato che l’immigrazione fosse “inevitabile, desiderabile e necessaria”?
Come ci si poteva fidare ciecamente di chi, già nel 2000, aspirava alla Replacement Migration come soluzione alla scarsa natalità in Italia e Germania?
Nel suddetto documento delle Nazioni Unite, si legge: “Rispetto alla dimensione della popolazione, l’Italia e la Germania avrebbero bisogno del maggior numero di migranti per mantenere le dimensioni delle loro popolazioni in età lavorativa. L’Italia richiederebbe 6.500 migranti ogni milione di abitanti all’anno e la Germania, 6.000”.
La firma in calce al Global Compact for Migration, anche se non strettamente vincolante, avrebbe dettato la via da seguire per i prossimi anni in merito all’immigrazione, avrebbe potuto fare giurisprudenza in molti tribunali italiani, e ancora più pericoloso, nel breve termine, avrebbe rischiato di censurare l’informazione non politicamente corretta in merito alle problematiche connesse al flusso migratorio.
Ad indurre il dibattito politico presso la maggioranza di Governo, è stato il rapporto diffuso dal Centro Studi Machiavelli, redatto da Carlo Sacino, presentato alla Camera dei Deputati il 13 novembre scorso.
Grazie al suddetto rapporto, all’impegno del Sottosegratario di Stato al Ministero degli Esteri, l’Onorevole Guglielmo Picchi, alla petizione diventa virale di Generazione Identitaria, e alla battaglia politica di Giorgia Meloni e di CasaPound, le tematiche concernenti il Global Compact sono diventate note presso l’allora ignara opinione pubblica italiana.
Ricapitoliamo brevemente i punti critici della dichiarazione delle Nazioni Unite:
- Eliminazione della sovranità nazionale in merito alla gestione dei “flussi migratori continui” (come profetizza la dichiarazione), che passerebbe direttamente nelle mani dell’ONU, con l’acquisizione di una governance sovranazionale, basata su un assioma puramente ideologico, ovvero l’immigrazione come risorsa per l’Occidente in crisi demografica ed economica.
- Azzeramento della differenzazione sostanziale tra rifugiati e migranti economici. Nel preambolo al quarto punto si legge: “Rifugiati e migranti sono titolari degli stessi diritti umani e alle stesse libertà fondamentali, che devono essere rispettati, protetti e adempiuti in ogni momento”, ovvero l’istituzionalizzazione dell’immigrazione di massa.
Nell’obiettivo 5, invece, il Patto Globale manifesta la sua vera essenza mondialista, affermando che gli Stati firmatari si impegnano a pianificare delle filiere di immigrazione regolare “per facilitare la mobilità della manodopera“.
- “Eliminare tutte le forme di discriminazione e promuovere un discorso pubblico per rimodellare la percezione dell’immigrazione” recita il punto 17. Quindi i Paesi dovranno necessariamente dotarsi di un orwelliano Ministero della Verità per vigilare sull’informazione dei media riguardante la questione migratoria, con buona pace dell’articolo 21 della Costituzione Italiana che sancisce la libertà di stampa.
I seguenti punti hanno causato la decisa non sottoscrizione di Stati Uniti, Australia, Ungheria, Austria, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia, Repubblica Domenicana, Lettonia, Svizzera, Israele, Estonia, Slovenia e Bulgaria.
La firma al Global Compact for Migration ha causato invece in Belgio l’uscita immediata dall’alleanza di Governo del partito conservatore Nuova Alleanza Fiamminga, e in seguito le dimissioni del Primo Ministro Charles Michel incapace di trovare una maggioranza alternativa.
Il dibattito ha trovato spazio altresì nella Francia della rivolta dei Gilet Gialli contro il Presidente Macron. I manifestanti, nel manifesto ufficiale, chiedono di “frenare i flussi migratori che non possono essere né accolti né integrati, data la profonda crisi di civiltà” nella quale il Paese sta vivendo.
Nel medesimo contesto, il Generale francese Antoine Martinez e altri 15 alti ufficiali dell’esercito, membri dell’associazione Volontaires Pour La France Ile De France, hanno dichiarato la loro contrarietà al Global Compact for Migration, attraverso una petizione indirizzata a Macron, rimasta inascoltata, nella quale si legge: “Non si può rinunciare ad un’ulteriore parte della sovranità nazionale senza un dibattito pubblico, mentre l’80 per cento della popolazione francese ritiene che sia necessario fermare o regolare drasticamente l’immigrazione. Decidendo da solo di firmare questo patto, si aggiungerebbe un motivo di rabbia in più alla rivolta di un popolo già maltrattato. Sareste colpevoli di una negazione della democrazia o del tradimento contro la nazione. Inoltre, le finanze del nostro paese sono prosciugate e il nostro debito sta crescendo.(…) Infatti, lo stato francese è non è riuscito ad integrare troppe persone, di culture totalmente diverse, che si sono raggruppate negli ultimi quarant’anni in aree che non si sottomettono più alle leggi della Repubblica”.
Il Governo italiano non avendo una posizione condivisa sul Global Compact for Migration ha rimandato la decisione al voto parlamentare, disertando il summit delle Nazioni Unite di Marrakech. Sono così iniziati gli appelli della Lega non favorevole alla sottoscrizione e quelli di una parte del Movimento 5 Stelle favorevole, seguendo la posizione terzomondista di Roberto Fico.
Nel frattempo, in Marocco andava in onda la propaganda dello stizzito António Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, che imputava alle fake news diffuse sul Global Compact, la defezione dei quattordici Paesi al vertice Marrakech. Guterres ha ammesso tuttavia il vero obiettivo della dichiarazione dell’ONU, ovvero la Replacement Migration: “In molti luoghi dove la fertilità è in declino e l’aspettativa di vita è in aumento, le economie ristagneranno e le persone soffriranno senza migrazione. È chiaro che i Paesi più sviluppati hanno bisogno di migranti in un ampio spettro di ruoli vitali”.
Al summit del 10 e 11 dicembre, non poteva mancare l’ambasciatore di Bergoglio, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato del Vaticano, che non si è scordato di ricordare che il Global Compact è perfettamente allineato all’approccio pastorale della chiesa di Roma in merito al fenomeno delle migrazioni. Parolin ha altresì ricordato il “ruolo speciale svolto dalle organizzazioni religiose, che si sono dimostrate particolarmente efficaci nel fornire un sostegno localmente mirato ai migranti in situazioni vulnerabili”, in Italia ovviamente il “ruolo” è stato possibile grazie ai corposi fondi SPRAR dell’accoglienza gentilmente offerti dai contribuenti italiani.
Veniamo al 17 novembre quando l’Italia, presente all’Assemblea delle Nazioni Unite con la rappresentante permanente Mariangela Zappia (eredità del dimissionario Paolo Gentiloni ma confermata pienamente dal Ministro Moavero), ha votato alla chetichella in favore del Global Compact for Refugees, ovvero del Patto Globale sui rifugiati.
Questo trattato non è rischioso come quello sull’immigrazione perché, come noto, negli ultimi anni la percentuale dei rifugiati arrivati in Italia è stata esigua, ma non si capisce comunque la logica sottostante a tale scelta. I rifugiati trovano già le opportune tutele nella Convenzione Internazionale di Ginevra; quindi il firmare il Global Compact for Refugees è sembrato una sorta di contentino ridondante dato alla frangia intransigente di Roberto Fico.
La linea dura di Stati Uniti e Ungheria che hanno votato per il no, sarebbe comunque stato sicuramente più coerente con la linea tenuta sull’immigrazione dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
Il 18 novembre, il Parlamento ha votato la mozione della maggioranza Lega-M5S sul Global Compact for Migration che ha rinviato “la decisione in merito all’adesione dell’Italia in seguito ad un’ampia valutazione con riferimento alla sua effettiva portata”. Nella medesima giornata, sono state respinte tutte le altre mozioni, sia quelle favorevoli alla firma (Partito Democratico, Liberi e Uguali, diversi deputati aderenti al gruppo Misto, nonché un numero imprecisato di parlamentari M5S vicini al presidente della Camera Roberto Fico), sia quelle contrarie (Fratelli d’Italia e Forza Italia).
Sembrerebbe, al momento, che il voto delle Camere sul Patto Globale sia stato rinviato ad una data che effettivamente non sarà mai fissata, per due ovvi motivi di strategia politica: da una parte, il timore del Governo, soprattutto della Lega, che una nuova maggioranza, formata dal PD e dai franchi tiratori del M5S, potesse far approvare la sottoscrizione del Global Compact, e dall’altra parte, non creare un precedente “liberi tutti” azzardato per la tenuta dell’esecutivo riguardo alle future votazioni in Parlamento.
Dal canto nostro, continueremo a vigilare affinché il Global Compact for Migration rimanga sepolto e dimenticato in un cassetto, perché il nostro Paese non si merita la Replacement Migration tanto sostenuta dalle Nazioni Unite.
Francesca Totolo
2 comments
…come ha potuto, Mariangela Zappia, permettersi di firmare senza autorizzazione?…Un simile comportamebto dovrebbe essere pesantemente, sanzionabile e svergognato….”non tornano i -conti-”….In questo paese la buffonaggine e il tradimento premia…
Occorre estirpare i ”’fico”’ marci…
Ma siamo sicuri che il Global Compact per i rifugiati sia robuccia?
La Signora Francesca Totolo dice giustamente che dell’Onu non bisogna fidarsi e quindi ne dovrebbe conseguire a rigor di logica il fatto che se l’Italia ha dato all’Onu delega in bianco per gestire i rifugiati in giro per il mondo e allora ciò non promette niente di buono, anche perché a questo punto ormai è chiaro che all’Onu interessa solo far aumentare i rifugiati da piazzare in giro per il mondo, insomma, è chiaramente un cavallo di troia per dare un ulteriore spinta al progetto di migrazioni sostitutive e su questo punto la Lega ha toppato in modo plateale perché bastava dare il No Tav al M5S subito con in cambio almeno la sicura promessa di non fare firmare il Global Compact per i rifugiati e invece quelli delle Lega vogliono la Tav e in cambio hanno fatto contenti i sinistroidi radical chic del M5S con la firma del Global Compact per i rifugiati, insomma, un governo che davvero fa sul serio sulla Tav che è un’opera inutile non si sarebbe mai messo a mercanteggiare fra le fazioni interne e non avrebbe mai accettato i diktat dell’Onu sui rifugiati che ripeto non sono altro che un cavallo di Troia, non capirlo è avere le patate negli occhi nella migliore della ipotesi, nella peggiore delle ipotesi essere complici di una schifezza sorosiana del genere!!