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I marginali. La destra austriaca vince le elezioni e ricomincia il mantra della democrazia in pericolo

by La Redazione
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Pubblichiamo, per gentile concessione dell’autore, il seguente articolo sulla destra austriaca uscito sul giornale portoghese “o Sol”

Roma, 16 ott – Il termine “estrema destra” è consensuale soltanto quando ci riferiamo al posto in cui i deputati dei partiti così classificati si siedono. Ai nostri giorni, non c’è nessuna formazione politica che si dichiara di estrema destra, ma questa classificazione viene utilizzata in modo ricorrente sia per i nemici a sinistra, come insulto, sia per la stampa come allerta per una minaccia. L’obiettivo fondamentale è associare questi partiti ai fascismi europei del XX secolo, anche se in molti casi non hanno niente a che vedere con questi.

Vedasi il caso del FPÖ, il Partito della Libertà d’Austria, che certe notizie sui risultati delle elezioni legislative di quest’anno ricordavano esser stato “fondato da antichi nazisti”. Ma cosa interessa veramente per la politica attuale? Non interesserà di più il fatto che il FPÖ è nato nel 1956, più di un decennio dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale? O meglio, che il partito appoggiò il cancelliere socialdemocratico Bruno Kreisky nel 1979, o che formò una coalizione di governo con il SPÖ di sinistra nel 1983, che portò il leader del FPÖ di allora, Norbert Steger, all’incarico di vicecancelliere?

Possono essere particolari storici che non fanno vendere giornali, ma che informano seriamente. Fu Jörg Haider che delineò una virata del partito a destra e dopo aver formato una coalizione di governo con i conservatori di ÖVP nello Stato della Carinzia nel 1989, il FPÖ formò un governo di coalizione con l’ÖVP che si ripeté nella legislatura seguente, tra il 2002 e 2005.

Dopo più di un decennio all’opposizione, durante la quale affrontò la scissione di cui si rese protagonista Haider con la creazione di un nuovo partito, il BZÖ. Il FPÖ tornò al governo in coalizione con i conservatori e il suo presidente, Heinz-Christian Strache, come vicepresidente nel 2017.

Il percorso della destra austriaca

Piuttosto che i fantasmi del passato, è il percorso del FPÖ che più importa per un’analisi politica del futuro prossimo dell’Austria. Sarà che adesso, che il partito della destra austriaca ha vinto per la prima volta un’elezione legislativa, il suo leader Herbert Kick sarà cancelliere? Il problema è che le negoziazioni sono molto difficili, tanto per l’opposizione a sinistra come per le esigenze dei conservatori.

L’esempio della destra austriaca dimostra che gli stessi partiti con una lunga storia di partecipazione democratica e governativa sono trattati come paria. Ci sono molti esempi somiglianti in Europa e la sua crescita elettorale ha fatto appena aumentare le critiche e l’intolleranza. Sono quelli che vogliono trattarli come marginali e c’è chi non resiste al gridare che stiamo assistendo al “ritorno del fascismo”!

Ovviamente un tale allarme non ha alcun senso. Oltre al fatto che il fascismo è un fenomeno politico storicamente localizzato, conviene sottolineare che i partiti di destra nazionale che oggi raccolgono ogni volta più appoggio popolare, non vogliono un cambiamento del regime, difendendo alacremente la democrazia.

Interrogato sull’argomento in un’intervista al giornale La Verità, il politologo Marco Tarchi ha affermato che “applicare ai partiti nazional-populisti l’etichetta di estrema destra, o quella di ultradestra (che ha una risonanza molto simile) è una scelta politica tendente a squalificare questi soggetti, che non hanno niente a che vedere con i gruppuscoli di nostalgici né con fascisti o neonazisti. Da una parte c’è una piena accettazione dei principi e delle regole della democrazia; dall’altra un rifiuto ideologico, se non anche pratico. C’è in Europa un 25-30% dell’opinione pubblica che simpatizza per queste formazioni perché non tollera più i fallimenti politici e sociali dei governi di centrodestra e di centrosinistra. Sperare di tenerle ai margini con cordoni sanitari e discriminazioni istituzionali sa di mossa della disperazione”.

Di fatto la disperazione è ciò che più si vede negli attuali politici europei che temono le scelte dei propri cittadini. E la disperazione non è mai stata buona consigliera nelle decisioni.

Duarte Branquinho

*Traduzione di Guido Bruno

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