Del resto già qualche settimana fa la redazione londinese di Breitbart, il sito conservatore vicino al presidente Usa, riportava le cifre di Frontex, secondo cui tutti i paesi dell’Unione Europea che hanno innalzato recinzioni di confine in risposta alla crisi degli immigrati hanno visto un crollo dell’immigrazione clandestina. Il tutto mentre negli altri Stati, invece, la pressione migratoria aumentava. L’Ungheria, per esempio, è passata dai 200.000 ingressi del 2015 a 25.000 del 2016. La vicina Croazia ha all’inizio condannato la scelta dell’Ungheria, con l’allora premier Zoran Milanović che è insorto: “Siamo pronti ad accettare e gestire queste persone. Il filo spinato nell’Europa del XXI secolo non è una risposta, è una minaccia”. Poi, però, Zagabria ha invertito la rotta: “Non possiamo accogliere altre persone. L’Unione europea deve sapere che la Croazia non diventerà un hotspot per migranti. Abbiamo cuore, ma abbiamo anche testa”, ha detto lo stesso Milanović. Su il muro anche al confine tra Croazia e Serbia, quindi. Risultato: nel 2015 sono entrate 500.000 persone, nel 2016 100.000. Crollo degli ingressi anche in Austria, dopo che sono state rafforzate le barriere in ingresso dall’Italia. Insomma, l’idea che contro l’immigrazione ogni misura contenitiva è impossibile si dimostra ogni giorno più falsa.
Giuliano Lebelli