Il mausoleo-moschea è il luogo di sepoltura della nipote del profeta Maometto ed è meta di pellegrinaggio per gli sciiti, non solo siriani. Molti combattenti sciiti provenienti dall’Iraq o da altri Paesi confinanti aiutano nella guardia le forze siriane. Devoti alla santa sono anche gli Hezbollah libanesi che combattano a fianco di Bashar al Assad. Il santuario fu già preso di mira nel febbraio del 2015, quando 4 persone morirono in due attacchi suicidi e altre 13 rimasero ferite vicino ad un checkpoint nello stesso quartiere. Nello stesso mese, un’esplosione su un bus sul quale viaggiavano pellegrini sciiti diretti al mausoleo di Sayyida Zeinab provocò 9 morti. L’attentato fu poi rivendicato dal gruppo armato di al-Nusra, vicino ad al-Qaeda.
Proprio per il valore particolare che il luogo colpito riveste per il mondo sciita, l’attentato assume un significato particolare che travalica la mera questione siriana e va piuttosto a inserirsi nella gigantesca guerra civile tutta interna al mondo musulmano. Oltre ad Assad e a Hezbollah è infatti l’Iran – il maggiore stato a maggioranza sciita al mondo – il destinatario di questo sanguinoso messaggio lanciato dall’estremismo sunnita. A Damasco è presente una troupe del Primato nazionale, che ci racconta le prime impressioni dal territorio.
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https://www.youtube.com/watch?v=VIw3hgtmdEg