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Isis: “Jihadi Jack”, il primo jihadista bianco ora si finge un cooperante

by Ada Oppedisano
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Jack-LettsLondra, 27 gen – L’ormai tristemente noto alle cronache mondiali, Jack Letts, ribattezzato dalla stampa occidentale con il soprannome di “Jihadi Jack”, il primo jihadista bianco, dichiara di non essere un miliziano dell’Isis in una serie di messaggi Facebook scambiati con la testata britannica Indipendent. Ventenne di Oxford, una storia comune alle spalle: battezzato ma ateo, figlio di una famiglia laica e liberale, la madre lavora nel campo dell’editoria, il padre è un coltivatore di cibi biologici. Droghe leggere, alcool e il tifo per il Liverpool. Uno dei tanti giovani inglesi, fino al giorno della conversione all’Islam quando, con la scusa di andare a imparare la lingua araba in Kuwait, si è trasferito a Raqqa, la roccaforte dello Stato Islamico in Siria, diventando un “foreign fighter“. Adesso è sposato con una donna irachena di Falluja ed è diventato padre.

Jack-Letts2In questo contesto, Jack  coglie l’occasione dei social media per ripulire il suo volto da terrorista con la scusante della cooperazione buonista e dell’assistenzialismo nei confronti dei rifugiati siriani che “scappano dal sanguinario regime di Bashar al Assad”; non manca la confessione di fede all’Islam, per mascherare dietro la religione le sue attività terroristiche. “La formula dei media e’ semplice: un giovane inglese diventa musulmano + va in Medio Oriente + segue l’Islam = Isis = mangiare bambini = male”, questo il suo messaggio. La madre, come si addice ad ogni buona famiglia borghese, prende le sue parti: “Lo abbiamo sentito ieri sera, ci ha detto di non avere mai preso in mano un’arma e di essere andato via per scopi umanitari, per aiutare i bambini nei campi dei rifugiati siriani. Tutto questo è ridicolo”, dichiara.

Mamma Sally ha ragione solo quando afferma che tutto questo è ridicolo: troppe volte in questa guerra si è cercato di dare credito alle improvvise metamorfosi di mostri in angeli, di ingenue ragazzine in cooperanti altruiste ed eroine da 11 milioni di euro, di presidenti legittimamente eletti dal popolo in sanguinari dittatori. Si resta solo in attesa che il “buon” Jack vinca il primo premio come cooperante dell’anno e che, magari, a consegnarlo possa essere direttamente il nostro presidente della Camera.

Ada Oppedisano

 

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