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La battaglia finale alle porte di Damasco

by Mattia Pase
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Damasco, 21 feb – Mentre i riflettori sono puntati sul possibile scontro fra Turchia e Siria nella zona di Afrin, centinaia di chilometri più a sud, nella periferia orientale di Damasco, si è scatenato l’inferno. L’enclave ribelle del Ghouta Orientale trema da due giorni sotto i bombardamenti incessanti dell’aviazione russa e siriana e dell’artiglieria di Assad.
Il fronte che, pur con sanguinose perdite da entrambe le parti, negli ultimi anni era rimasto sostanzialmente stabile, con reciproche offensive e controffensive puramente tattiche, si è infiammato. I migliori reparti dell’Esercito, guidati dalla Forza Tigre del Generale Suheil al Hassan, che per la prima volta dall’inizio del conflitto ha spostato i suoi T90 in questo quadrante, sono arrivati alla fine della scorsa settimana nei quartieri sotto controllo governativo, con l’esplicito proposito di eliminare questa sacca, in cui dominano le formazioni jihadiste di Jaysh al Islam.
Le principali località dell’enclave, alcune delle quali sono di fatto quartieri della capitale, come Jobar e Ain Terma, sono sotto continuo attacco, e i morti si contano già a decine se non a centinaia. L’area interessata è infatti densamente popolata – contava circa quattrocentomila anime prima della guerra, anche se è difficile capire quanti siano gli abitanti attuali – e forse per questo motivo non è mai stata presa seriamente d’assalto, vista la certezza assoluta di un bagno di sangue.
Nel frattempo però sono cambiate alcune cose. La più rilevante è che Assad è sul punto di vincere militarmente la guerra civile contro i ribelli islamisti, che oramai sono costretti sulla difensiva in tutto il Paese, e quindi il Governo può muovere con maggiore tranquillità i suoi reparti da un fronte all’altro. Il secondo aspetto da considerare è il susseguirsi di provocazioni con cui le fazioni integraliste asserragliate fra Duma e Jobar hanno tenuto sotto scacco il centro di Damasco, raggiunto in diverse occasioni da razzi e colpi di mortaio che hanno ucciso decine di civili. Infine, con i riflettori puntati sull’invasione turca del Cantone di Afrin, accompagnata dai quotidiani e trionfali bollettini di Ankara, che ogni giorno riferisce di centinaia di Curdi uccisi, Assad sa che per l’opinione pubblica internazionale sarà difficile dare troppo credito a campagne di disinformazione come quella cui abbiamo assistito nel 2016, in occasione della presa da parte governativa di Aleppo Est.
Alla luce di queste considerazioni lo Stato Maggiore siriano ha deciso per una campagna risolutiva, incaricando la Forza Tigre di guidare l’offensiva. E la Forza Tigre, indubbiamente il reparto più efficiente ed efficace dell’Esercito, ha chiesto, come da prassi, di spianare le difese nemiche con l’artiglieria e l’aviazione. Cosa che, in quartieri densamente popolati, coinvolge inevitabilmente un numero importante di civili. Seguirà nei prossimi giorni un attacco, presumibilmente da due o tre direttrici distinte, per disorientare e disperdere le milizie islamiste. Già in queste ore si sono registrati scontri nell’estremità orientale della sacca, ad Al Nashabyah, in una zona che fino ad ora era rimasta esclusa dagli scontri. E’ il segno che una parte delle truppe attaccanti si sta dispiegando in quell’area. E’ ipotizzabile che il primo passo sarà quello di spezzare in due la sacca, per togliere ai difensori la possibilità strategica di muoversi al suo interno.
Jaysh al Islam, che gode di un buon sostegno da parte della popolazione, soprattutto nella città di Douma, non è l’Isis, e non è Al Nusra (la filiale siriana di Al Qaeda), ma si tratta comunque di un movimento integralista che combatte per l’instaurazione di un regime islamico, ed è appoggiata dall’Arabia Saudita, uno dei principali oppositori di Assad. Due elementi sono abbastanza scontati: sarà una battaglia durissima, perchè gli islamisti hanno avuto anni di tempo per prepararsi allo scontro – anche se nei loro piani la battaglia sarebbe dovuta essere offensiva, per la presa di Damasco – costruendo fra l’altro una fitta rete di tunnel che permette loro di spostarsi sul campo di battaglia restando relativamente al riparo degli attacchi aerei. E sarà uno scontro in cui gli aspetti propagandistici assumeranno tinte più forti del solito. C’è da prepararsi a leggere le solite notizie su centinaia di ospedali rasi al suolo, e probabilmente verrà tirata fuori la carta delle fantomatiche armi chimiche, per convincere l’Occidente a intervenire. Ritorneranno i auge gli Elmetti Bianchi (la “protezione civile” di stampo integralista) e i comunicati di denuncia sulle violenze da parte del Regime.
La verità, innegabile, è che i morti (anche civili) della battaglia si conteranno a migliaia, perchè Assad non può permettere che il cuore stesso del suo Paese sia minacciato da razzi e da mortai, e deve smantellare la presenza jihadista dal Ghouta Orientale. E perchè a loro volta i ribelli che occupano da anni questa provincia non hanno altra scelta che combattere usando ogni arma, fra cui gli scudi umani, ovvero i civili. Non hanno scelta perchè non possono nemmeno sperare in un accordo con il Governo per il loro trasferimento nel Governatorato di Idlib, come già accaduto in passato in altre zone prese d’assalto dall’Esercito, in quanto a Idlib ormai è egemone la già citata Al Nusra (che ora si chiama Tahrir al Sham), che non accetterebbe la presenza di gruppi rivali così numericamente rilevanti sul suo territorio. Per questo motivo i ribelli del Ghouta useranno qualsiasi strumento di propaganda per ottenere supporto politico, diplomatico e militare.
Se però la Forza Tigre e gli altri reparti dell’armata siriana dovessero avere la meglio, la vittoria miliare del Governo sarà un dato di fatto, e questo aprirà nuovi spazi per una conclusione politica del conflitto. Sempre che nel nord, ad Afrin, la Turchia non decida di forzare la mano attaccando apertamente l’esercito siriano, perchè a quel punto lo scenario cambierebbe radicalmente, e con conseguenze che al momento non è possibile prevedere.
Mattia Pase

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La battaglia finale alle porte di Damasco | NUTesla | The Informant 21 Febbraio 2018 - 2:00

[…] Author: Il Primato Nazionale […]

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Tony 21 Febbraio 2018 - 6:29

….la propaganda è già iniziata…sole bombe USA & c non fanno vittime civili, perché coperte dall’nformazione aservita..l’informazione della ”serva”…

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Siria: puntuale come un orologio torna la bufala delle "armi chimiche" 9 Aprile 2018 - 9:58

[…] fa, all’inizio dell’offensiva governativa nel Ghouta Orientale. Testualmente: “C’è da prepararsi a leggere le solite notizie su centinaia di ospedali rasi al suolo, e proba…”. Detto, […]

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SIRIA: PUNTUALE COME UN OROLOGIO TORNA LA BUFALA DELLE “ARMI CHIMICHE” – Stopeuro 9 Aprile 2018 - 10:01

[…] settimane fa, all’inizio dell’offensiva governativa nel Ghouta Orientale. Testualmente: “C’è da prepararsi a leggere le solite notizie su centinaia di ospedali rasi al suolo, e probabilm…”. Detto, […]

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Siria, Assad alla riconquista di Douma e Ghouta: ed ecco puntuali le fake news sul gas contro i civili - Riscatto Nazionale 9 Aprile 2018 - 10:47

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Siria: puntuale come un orologio torna la bufala delle "armi chimiche" | NUTesla | The Informant 9 Aprile 2018 - 6:00

[…] settimane fa, all’inizio dell’offensiva governativa nel Ghouta Orientale. Testualmente: “C’è da prepararsi a leggere le solite notizie su centinaia di ospedali rasi al suolo, e probabilm…”. Detto, […]

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Siria: puntuale come un orologio torna la bufala delle “armi chimiche” | Fronte Europeo per la Siria 29 Aprile 2018 - 2:25

[…] settimane fa, all’inizio dell’offensiva governativa nel Ghouta Orientale. Testualmente: “C’è da prepararsi a leggere le solite notizie su centinaia di ospedali rasi al suolo, e probabilm…”. Detto, […]

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