Qualunque sia il risultato che uscirĆ dalle urne, tuttavia, una parte sconfitta giĆ c’ĆØ. Ed ĆØ quella dell’Unione Europea. Che siano le bordate di Marine Le Pen contro la costruzione comunitaria e la moneta unica o le posizioni tendenti all’euroscetticismo maĀ più moderate – quasi da far pensare ad uno Tsipras in salsa transalpina – di MĆ©lenchon, il dato ĆØ inconfutabile: oltre il 40% degli elettori, se la portataĀ dei sondaggi circolati in questi giorni saranno confermati, si schiererĆ apertamenteĀ per candidati che la scienza politica definisce “antisistema”, in questo caso da declinarsi come “anti-Ue”. Fatta eccezione per il referendum Brexit, si tratta di numeri mai toccati in alcuna elezione di un Paese aderente al consesso comunitario. D’altronde, stando ad alcune recenti ricerche, oltre il 50% dei francesi avrebbe di recente espresso dubbi – anche forti – sulla convenienza di rimanere ancorati all’Unione, vista con sempre maggiore insofferenza.
ĆĀ altresƬ vero che il candidato in vantaggio sembra Emmanuel Macron, la cui posizione nettamente pro-Ue ĆØ nota, accreditato come papabile vincitore al primo turno e sicuro di spuntarla anche al ballottaggio, chiunque sia lo sfidante. Non ĆØ però detto, stando soprattutto alle ultime esperienze come quella britannica e quella americana, che i sondaggi – sui quali si sono verificati parecchi scontri in sede di campagna elettorale , con accuse di parzialitĆ Ā – riescano a carpire i veri sentimenti degli elettori, ai quali la posta in gioco affidata ĆØ estremamente alta. E che potrebbero canalizzare quel dato sulla disaffezione nei confronti di Bruxelles in una sorpresa che prenderĆ forma da oggi al 7 maggio.
Nicola Mattei