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Macron, il nuovo amico di Conte e la finta solidarietà europea

by Lorenzo Zuppini
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Roma, 19 set – Il nuovo governo giallofucsia è chiaramente europeista sebbene sia formato almeno per metà da una forza politica che in passato affermava di voler allontanarsi dall’Ue e dalla moneta unica, con un presidente del consiglio che da avvocato del popolo ne sta divenendo il giudice, pronto com’è a porre la firma su provvedimenti liberticidi come le tasse sui prelievi. Dal governo che vedeva Salvini ministro dell’Interno, la situazione si è talmente ribaltata che gli sbarchi di clandestini sono aumentati da quelli avvenuti nel 2018 e Macron si è trasformato in un ottimo interlocutore con cui gozzovigliare a Palazzo Chigi sperando di imbastire proficui accordi bilaterali. Balle.

Una cena inutile

Ieri sera Giuseppe Conte ha cenato col presidente francese e, al termine dei convenevoli, ha spergiurato di aver strappato un’ottima intesa europea sulla redistribuzione degli immigrati, così da salvarci dalla ondata di clandestini pronta a sommergerci. Ma la litania della solidarietà europea è divenuta inascoltabile tanto sono inattendibili i nostri interlocutori. Mentre si consumava l’ennesima perdita di tempo, a Ventimiglia i gendarmi francesi ci rispedivano a forza una settantina di immigrati clandestini. Allo stesso tempo, l’affabile Macron comandava lo sgombero di un campo di immigrati nel nord della Francia, prometteva una drastica diminuzione della spesa medica per gli immigrati e raccomandava ai suoi colleghi politici che rimanere sempre umani, come è di moda qui in Italia tra i vippettari, è una cazzata perché non si deve dormire di fronte ai problemi. Roba che, se detta in casa nostra, avrebbe scatenato l’ira funesta di Gad Lerner con la Murgia pronta a vergare un altro dei suoi libretti da scuola materna.

Il bluff francese

Ma si sa, Macron è il capofila di quella nuova generazione di politici che, non inserendosi precisamente in uno schieramento e definendosi oltre le ideologie classiche, possono permettersi di farsi incidere la targhetta da europeisti salvo poi essere le peggiori canaglie sovraniste. En Marche somiglia a Italia Viva del Renzi, tutti nomi suadenti da boy scout allenati, da gente col mondo in tasca che vuol sopperire alla totale mancanza di idee e valori con una presunta vitalità. Perché non hanno il coraggio di ammettere che difendere i confini del proprio paese e contestualmente dell’Europa intera è l’atto tipico di un conservatore, il quale, alla sciatteria della ciabatta preferisce la disciplina dello stivale.
Altra questione che si è trasformata in un cazzotto al nostro Conte: la condivisione dell’accoglienza che, a detta di Macron, deve passare da un serio piano dei rimpatri. Rimpatri che rappresentano la macroscopica contraddizione di questo governo.

Le contraddizioni del Pd

Difatti il Pd ha sempre rimproverato Salvini di non averne rimpatriati a sufficienza, salvo dimenticarsi di averli fatti entrare appositamente durante i suoi governi, utilizzando le balle sui fuggitivi dalle guerre e sugli immigrati che ci pagheranno le pensioni. Dopo aver sostenuto queste tesi strampalate per anni, fino a poco fa attaccavano Salvini per non aver rispedito i clandestini a casa loro e adesso stanno stringendo accordi con un Macron che, per effettuarne la ripartizione, vuol prima essere sicuro che si possano rimpatriare. E allora le nostre pensioni dove andranno a finire? La verità è che questo governo nasce da una incoerenza micidiale che lo renderà ancor più ridicolo di quanto non siano stati i suoi predecessori. La favoletta dell’Europa come panacea di ogni male, compreso il casino dei flussi, rimane la retorica utilizzata da chi ha bisogno di prender tempo prima di ammettere al mondo intero di non averne indovinata una. Qualcuno dovrebbe dirglielo a Conte, oltre che col boccone in bocca è vietato parlare.

Lorenzo Zuppini

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