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Essere Marion Maréchal-Le Pen

by Adriano Scianca
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Roma, 10 mag – In un manifesto elettorale per le regionali del ’92, Jean-Marie Le Pen appare sorridente mentre tiene in braccio una bambina bionda, dall’espressione concentrata. Non si può dire che sia triste, ma neanche sorride. Due decenni dopo, quella bambina entrerà a suo modo nella storia della Répubblique: eletta al parlamento francese a soli 22 anni, nella terza circoscrizione di Vaucluse, sarà la più giovane parlamentare francese di sempre. Si tratta di Marion Maréchal-Le Pen, la nipotina di Jean-Marie, figlia di Samuèl Maréchal, il fondatore del movimento giovanile del Front, e di Yann (secondogenita del patriarca). In pratica, l’erede designata, nel solco della tradizione dinastica lepenista, alla guida del partito, che però oggi ha sorpreso tutti dichiarando di voler (temporaneamente?) lasciare la politica per «motivi personali».

Vediamo allora chi è questa ragazza bionda che ha rappresentato il volto incantevole del populismo transalpino. La storia familiare di Marion è piuttosto travagliata. Il padre biologico della ragazza, secondo quanto riportato da Christine Clerc nel libro Les Conquérantes, è infatti Roger Henri Auque, giornalista e diplomatico francese, ex ambasciatore di Francia in Eritrea, nel 1987 finirà ostaggio di Hezbollah, in Libano, per quasi un anno. Per i primi anni di vita, Marion è cresciuta da Yann e Marine, che è presente anche in sala parto al momento della sua nascita. Quando la piccola ha tre anni, la madre inizia una relazione con Maréchal, che accetta di riconoscerla come sua figlia. Marion conoscerà Auque a 15 anni. Al 15esimo congresso del Front national, andato in scena a Lione il 29 e 30 novembre 2014, è lei la prima classificata nell’elezione del Comitato centrale, il “parlamento” interno del partito, seguita dal vicepresidente del partito Louis Alliot (compagno della leader e quindi “zio” acquisito di Marion). Il vice presidente Florian Philippot, braccio destro di Marine e personaggio simbolo della svolta del partito, arriva soltanto quarto. Ma come ha fatto questa 24enne a sbancare il congresso di Lione?

Di sicuro l’aspetto dinastico non può essere sottovalutato. La stessa Marion, intervistata dal Corriere della Sera dopo l’assise lionese, ha spiegato che, nella ricetta del suo successo, «il nome Le Pen è importante. C’è un rapporto affettivo speciale della base con la mia famiglia, c’è una storia». Più terra terra, c’è anche un fattore blonditude che non è secondario nella politica-spettacolo: «Il mio aspetto – ha riconosciuto la Le Pen parlando con Panorama – affievolisce i sentimenti più aggressivi, suscitando simpatia e curiosità. Per una giovane donna del Front national è importante. In più, l’ammetto, uso la mia biondezza come arma di aggancio e seduzione politica». Ma è l’atteggiamento generale, anche in un senso meno superficiale, che ha fatto la fortuna di Marion. Il fatto che prenda abitualmente il metrò, che non ostenti atteggiamenti da vip, che mantenga una freschezza giovanile genuina – tutto questo determina uno stile da anti-diva che piace. E che lei difende strenuamente: la testata che ha rivelato l’identità del suo padre biologico e quella che ha svelato la sua gravidanza sono state immediatamente querelate. «Sono contraria all’effetto People, la deriva che porta i politici a credersi personaggi e comportarsi e raccontarsi in quanto tali. Io non sono né un’attrice né una cantante. E non sono obbligata a farmi misera pubblicità condividendo la mia sfera intima», dice.

Proprio per questo stile misurato, educato, cordiale, stride ancora di più l’esagerazione di un antifascismo cafone che vede la gran parte dei deputati francesi, di destra e di sinistra, evitare di stringerle la mano. «Jean-François Copé e François Fillon si rifiutano di stringermi la mano. Circostanza malvista in Francia: occorre essere gentili con le signore», ironizza lei. Ideologicamente, a differenza di altri compagni di partito, la giovane Le Pen si è espressa chiaramente contro la pena di morte. Dichiara di non voler rimettere in causa la legge sull’aborto ma chiede che l’interruzione di gravidanza non sia rimborsata se ripetuta più volte. Si è inoltre battuta affinché il Fn desse la priorità ai temi identitari e legati all’immigrazione, il terreno esclusivo dei frontisti, anziché alle problematiche sociali ed economiche. Su quest’ultimo terreno, del resto, Marion appare più liberale di zia Marine, preferendo uno Stato meno presente nell’economia. I politologi ne fanno la rappresentante di un elettorato meridionale, composto da artigiani e commercianti, di simpatie poujadiste e di retaggio pied-noir.

Ma nel suo successo c’è anche un altro elemento: nella dialettica talora conflittuale fra Marine e Jean-Marie, Marion rappresenta quasi un elemento di sintesi. Con il marinismo, la giovane deputata ha un rapporto del tutto organico, inscindibile, ma ella è anche (o meglio: era, dopo l’addio alla politica definito dall’ex leader come «diserzione») la prediletta del patriarca, a cui si avvicina anche per tendenze più nazional-liberali. Il suo legame con la base militante va letto proprio alla luce del suo essere punto di raccordo tra vecchio e nuovo Front. Facendosi vedere in piazza ai tempi delle proteste anti-Taubira e chiamando “prigionieri politici” gli attivisti di Manif arrestati, Marion ha saputo rappresentare l’ala più radicale del partito e della famiglia. Sull’argomento, anzi, non ha rinunciato a una bacchettata alla dirigenza del partito, spiegando che su questa questione il Fn ha avuto una «esitazione» che ha «forse creato del malessere» nel momento in cui non è stata fatta chiarezza sull’adesione o meno del movimento alle proteste: «Alcuni, come Marine Le Pen e Philippot, hanno considerato che era più importante denunciare le manovre di diversione del governo che in realtà utilizza il dibattito per non parlare delle questioni economiche, mentre altri come me e una gran parte degli eletti del Front national hanno ritenuto che fosse più importante andare alla Manif che denunciare queste manovre. Ma è solo la forma che cambia, Marine Le Pen ha sistematicamente ricordato la sua opposizione a questo progetto di legge», ha concluso. Di lei Gilbert Collard, l’unico altro deputato frontista, ha sibilato una considerazione che forse in parte spiega la sua scelta di queste ore: «Politicamente rappresenta per Marine Le Pen ciò che Marine Le Pen rappresenta per suo padre».

Adriano Scianca

 

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1 commento

Andrea 10 Maggio 2017 - 8:04

In Francia comunque più che nazionaliberale, la considerano neofascista, per quanto cattolica integrale, che ha male reagito al neogollismo del nuovo corso. Molti camerati danno per certa la fondazione di un nuovo Fronte nazionalpopolare (marion-Jean Marie) dopo lo spostamento centrista dei seguaci di Philippot

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