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Modernità e tradizione: la terza via di Vladimir Putin / 3

by La Redazione
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puitinMosca, 17 dic – La difesa dei valori tradizionali contro “la caduta verso il basso, nella tenebra del caos”. Le conclusioni del discorso di Vladimir Putin nel Giorno della Costituzione.

Mondo multipolare e sovranità nazionali

All’ideologia americana, che in maniera sempre più aggressiva da George Bush I a George Bush II passando per Clinton ha preteso di porsi come “One Way”, come unico modello di vita possibile, Putin contrappone l’idea di un mondo multipolare in cui le diverse civiltà possano esprimere liberamente la propria identità. Questo era il senso del finale della sua storica lettera al New York Times nei giorni della crisi siriana, in cui contestava allo stesso presidente Obama il sentimento degli americani di sentirsi “eletti” e maestri di umanità: “E’ estremamente pericoloso incoraggiare la gente a vedersi eccezionali, qualunque sia la motivazione. Ci sono paesi grandi e piccoli, paesi ricchi e poveri, quelli con lunghe tradizioni democratiche e quelli che stanno ancora trovando la strada verso la democrazia. Anche le loro politiche sono diverse. Siamo tutti diversi, ma anche quando chiediamo la benedizione del Signore, non dobbiamo dimenticare che Dio ci ha creati uguali”.

Ora nel discorso del 12 dicembre Putin ribadisce la sua visione del mondo multipolare: “Noi non pretendiamo di essere alcun tipo di superpotenza con pretesa di egemonia globale o regionale; non imponiamo il nostro patrocinio su nessuno e non cerchiamo di insegnare agli altri come vivere la loro vita. Ma ci sforzeremo di esercitare la nostra leadership difendendo il diritto internazionale, lottando per il rispetto delle sovranità nazionali e l’indipendenza e l’identità dei popoli”. Più di un commentatore ha acutamente sottolineato come Putin si ponga oggi come il difensore del Trattato di Vestfalia, culmine secondo il giurista Carl Schmitt dello ius publicum europaeus: quel trattato sanciva il rispetto degli Stati sovrani e il principio di risolvere i conflitti internazionali secondo i principi della buona diplomazia. Tale spirito “internazionale” è stato messo da parte nel momento in cui un’unica superpotenza, per il bene del mondo (certo…certo…) ha preteso di dichiarare unilateralmente guerre e per giunta “guerre preventive” contro Stati definiti “canaglie” (alla maniera dei migliori film western), in quanto appartenenti all’Asse del Male delle dittature (a meno che non fossero dittature alleate…).

A difesa dei valori tradizionali

Arriviamo qui al punto conclusivo e senza dubbio culminante del ragionamento politico di Putin. Nel panorama internazionale la pretesa di imporre un unico stile di vita (occidentale) si accompagna ad uno stravolgimento senza precedenti delle regole di vita sociale e individuale. “Oggi molte nazioni stanno revisionando i loro valori morali e le norme etiche, erodendo tradizioni etniche e differenze tra popoli e culture. Le società sono oggi spinte ad accettare non solo il diritto di ognuno alla libertà di coscienza, di opzione politica e di privacy, ma anche ad esse è richiesto di accettare l’equiparazione assoluta dei concetti di bene e male”. Quello additato da Putin è in fondo il dramma del relativismo, già denunciato da Benedetto XVI nel corso di tutto il suo pontificato, che rende moralmente zoppicanti e caratterialmente deboli le società occidentali.

Interessantissima la considerazione ulteriore di Putin: “Questa distruzione dei valori spirituali non solo porta a conseguenze negative per la società, ma è anche essenzialmente antidemocratico, dal momento che viene effettuata sulla base di idee astratte ideologiche, in contrasto con la volontà della maggioranza, che non accetta le variazioni avvenute o le proposte di revisione dei valori”. Putin esprime con franchezza quello che in Occidente solo si bisbiglia: tutta una serie di “nuovi valori” (pensiamo alla ideologia del gender che stravolge il rapporto tra i sessi; o alla “ius soli” che distrugge l’idea di nazione, trasformando gli Stati in una specie di porti di mare o villaggi-vacanze) sono osteggiate dalla maggioranza delle persone, che purtroppo rimane maggioranza silenziosa, e vengono imposte da lobby, da piccoli gruppi iperattivi e fanatizzati che monopolizzando i media impongono idee spesso bislacche e utilizzano l’arma del ridicolo per annullare le opinioni contrarie.

La Russia si pone come paladina dei valori tradizionali. Non è uno piccolo Stato arretrato che difende il passato, ma una grande nazione – quella che per prima ha mandato l’uomo nello spazio – che ora afferma la validità di valori eterni. Putin è consapevole del vasto “consensus gentium” che, nel silenzio dei media, si sta sviluppando attorno alle posizioni del Cremlino: “Sappiamo che ci sono sempre più persone nel mondo che sostengono la nostra posizione in difesa dei valori tradizionali che hanno costituito il fondamento spirituale e morale della civiltà in ogni nazione per migliaia di anni : i valori delle famiglie tradizionali , della vera vita umana, che include la vita religiosa: non solo l’esistenza materiale, ma anche la spiritualità , i valori dell’umanesimo e della diversità delle culture”.

Ma vedi un po’ se dovevamo farci ricordare questi valori da un agente del KGB!

Battute a parte, è interessante questa concezione della Tradizione affermata da Putin. Nello stesso discorso Putin afferma idee sociali (istruzione per tutti, assistenza sanitaria per tutti, case popolari); nel discorso del Giorno della Costituzione del 2012 aveva affermato che il compito dello Stato era di favorire i cambiamenti in vista della modernizzazione e di garantire “uguaglianza per tutti”. Ora nello stesso tempo in cui afferma questi principi “sociali”, Putin riafferma i valori “tradizionali”: la famiglia, la concezione spirituale della vita, il sentimento comunitario. Il “tradizionalismo dei valori” viene coniugato con un “progressismo sociale”; i valori a loro volta vengono fondati sulla solida basa del “diritto naturale” (che abbraccia tutta l’umanità) e dei diritti dei singoli popoli a perpetuare i principi della propria peculiare civiltà.

Conclusione: contro la tenebra del caos

Certamente questa è una posizione conservatrice”, dichiara senza timore Putin dopo aver difeso i valori tradizionali e per completare il suo pensiero chiama in causa Nicolai Berdaiev, il grande filosofo esistenzialista cristiano, discepolo di Dostoevskij, che dopo aver abbandonato la Russia negli anni della rivoluzione bolscevica cercò una terza via spiritualista e cristiana, per andare oltre il materialismo marxista e l’individualismo liberale. Ebbene, dice Putin, “citando le parole di Nikolaj Berdaiev, l’essenza del conservatorismo non è l’impedire il movimento in avanti e verso l’alto, ma l’impedire il movimento all’indietro e verso il basso, nella tenebra del caos e nel ritorno a uno stato primitivo”.

Nella tradizione indù, “conservatore” è Vishnu che preserva gli equilibri del creato. Un grande statista conservatore è colui che “trat-tiene” le forze che vorrebbero portare la società a una condizione selvaggia, neo-primitiva. Colui che trattiene: “Katechon”, come scriveva San Paolo nella seconda lettera a Timoteo.

Alfonso Piscitelli

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