Roma, 25 ago — Il bambino che appare sulla copertina di Nevermind, il disco dei Nirvana uscito nel 1991 è ora un adulto, ha 30 anni e vive a Los Angeles: si chiama Spencer Elden e ha appena annunciato che farà causa al gruppo, ai produttori del disco e al fotografo per «sfruttamento sessuale di minori».
Il bimbo di Nevermind fa causa ai Nirvana
Sì perché l’iconica foto di quel bimbo che nuota in piscina, attratto da un dollaro montato su di un amo da pesca a mò di esca sarebbe un’immagine «pedopornografica» mai autorizzata dai tutori legali del bimbo che all’epoca aveva solo 4 mesi. E’ quanto riportato dal tabloid Sun. Elden avrebbe chiesto alla band fondata da Kurt Cobain (morto suicida nell’aprile del 1994) un risarcimento di 150mila dollari per non aver coperto il pene del bimbo sulla copertina. Il ragazzo sostiene inoltre che l’immagine — una delle più iconiche della storia del rock — valica i confini del consentito sino a risultare «pornografia infantile» , fatto aggravato dalla presenza della banconota che renderebbe il bimbo a detta di Elden un vero e proprio «sex worker».
Fregato a vita
Non si tratta della prima volta in cui Elden si pronuncia contro la copertina di Nevermind. In un’intervista del 2016 con GQ Australia, il 31enne aveva dichiarato di sentirsi «fregato a vita» per la foto sull’lp più famoso dei Nirvana. «Recentemente ho pensato, “e se non mi fosse stato bene che il mio ca**o di pene venisse mostrato a tutto il mondo?”. Non ho mai avuto scelta», ha spiegato. Secondo i documenti del tribunale ottenuti dai propri legali, Elden afferma che né lui — per ovvi motivi anagrafici — né i genitori avevano dato il loro consenso per l’utilizzo dell’immagine.
Lo scatto del 1991 — per cui i genitori di Elden ricevettero 200 dolari — venne realizzato da Kirk Weddle. In occasione dei 25 anni del disco il giovane si era prestato per una rievocazione dell’album facendosi immortalare nella stessa posa di Nevermind, ma niente vergogne all’aria: in questa occasione aveva indossato un costume da bagno. «È strano essere parte di qualcosa di tanto importante che però nemmeno ricordo», aveva confidato allora al NY Post.
Cristina Gauri