Roma, 12 giu – La Croce Rossa belga ha fatto sapere che alle persone transgender non è consentito, per il momento, donare sangue o plasma, almeno finché la ricerca non confermerà che il loro sangue è “sicuro” – cioè non infetto. VRT NWS riporta che dallo scorso aprile ai donatori viene chiesto, sul modulo da compilare prima della donazione, se essi si sono sottoposti a cambio di sesso. In caso di risposta affermativa, non sarà possibile donare il proprio sangue.

Rischio Hiv

“Il sangue di un transgender non è certamente cattivo sangue”, ha spiegato detto la Croce Rossa belga quando le associazioni lgbt hanno protestato contro questa decisione. “Semplicemente non c’è abbastanza ricerca scientifica per permetterci di stabilire che sia completamente sicuro per il donatore tanto quanto per il paziente. Con le persone in transizione è anche difficile sapere come si trovano anatomicamente e fisiologicamente, non sono né uomini né donne. Come li definiamo?“. Vi è poi il problema della probabilità di contrarre l’Hiv, che secondo la ricerca internazionale, è più alta tra le persone transgender e rappresenterebbe un rischio mortale per chi dovesse ricevere il sangue di una persona infetta. “Non possiamo ignorare queste cifre”, ha concluso la Croce Rossa.

Le proteste dei transgender

Il gruppo di supporto Transgender Info Point (Tip) ha replicato che la ricerca sul tema è carente, mettendo però in discussione i dati sul tasso di Hiv. “Non abbiamo idea di cosa sia realmente il rischio”, afferma Joz Motmans, portavoce di Tip, parlando alla tv VRT. “Alcuni studi dal Sud America e dall’Asia mostrano che la possibilità di infezione da HIV nella popolazione trans è del 20% circa. La Croce Rossa ha preso la sua decisione in parte sulla base di quelle cifre. Ma quegli studi non sono assolutamente rappresentativi“. La Croce Rossa per ora è irremovibile, ma al tempo stesso fa sapere che non appena saranno disponibili altri dati più rassicuranti, il divieto verrà rimosso.

Cristina Gauri

Ti è piaciuto l’articolo?
Ogni riga che scriviamo è frutto dell’impegno e della passione di una testata che non ha né padrini né padroni.
Il Primato Nazionale è infatti una voce libera e indipendente. Ma libertà e indipendenza hanno un costo.
Aiutaci a proseguire il nostro lavoro attraverso un abbonamento o una donazione.

 

La tua mail per essere sempre aggiornato

Articolo precedenteNapoli, eletto consigliere cingalese che non parla italiano (Video)
Articolo successivoBastonava e stuprava la moglie incinta: arrestato marocchino a Como
Classe 1977, nata nella città dei Mille e cresciuta ai piedi della Val Brembana, dell’identità orobica ha preso il meglio e il peggio. Ex musicista elettronica, ha passato metà della sua vita a fare cazzate negli ambienti malsani delle sottoculture, vera scuola di vita da cui è uscita con la consapevolezza che guarire dall’egemonia culturale della sinistra, soprattutto in ambito giovanile, è un dovere morale, e non cessa mai di ricordarlo quando scrive. Ha fatto uscire due dischi cacofonici e prima di diventare giornalista pubblicista è stata social media manager in tempi assai «pionieri» per un noto quotidiano sabaudo. Scrive di tutto quello che la fa arrabbiare, compresi i tic e le idiozie della sua stessa area politica.

2 Commenti

  1. Piuttosto che avere il sangue di un deviato come un trans preferisco la morte, non vorrei che a fine donazione diventassi frocio pure io.

Commenta