Diventare cittadini cinesi infatti sarà ancora più difficile dopo la nuova legge sull’immigrazione entrata in vigore il 1 luglio 2013. La norma, approvata dal Comitato Permanente dell’Assemblea nazionale del Popolo, prevede la riduzione della durata del permesso di soggiorno da 180 a 90 giorni, dure sanzioni per gli immigrati irregolari, con multe fino a 10 mila yuan o, in alcuni casi, condanna a detenzione da 5 a 15 giorni, divieto di ingresso per 10 anni riservato a chi commetterà gravi violazioni e, infine, multe salate anche per i datori di lavoro, 10mila yuan per ogni impiegato clandestino, fino ad un massimo di 100mila yuan. Pugno di ferro dunque per i cinesi che, pur in un momento di boom economico, non svendono la cittadinanza a buon mercato. Ad esempio, secondo l’articolo 62 della norma, gli stranieri che entrano, risiedono o lavorano irregolarmente in Cina possono essere rimpatriati e gli sarà vietato loro rientro in Cina per un periodo pari a 5 anni. Interessante notare la collaborazione tra Stato, Università e imprese che dovranno dichiarare al governo i dati sugli stranieri.
Diverso il discorso per il personale e la manodopera qualificati provenienti dall’estero, che saranno dotati di speciali permessi e di trattamenti specifici per quanto riguarda la previdenza sociale, le imposte, le cure mediche e l’istruzione dei figli. Da queste norme si evince la volontà della Cina di rendere impervio l’iter per divenire cittadini cinesi, in particolar modo per la manodopera a basso costo proveniente dal sud-est asiatico.
Michael Mocci
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