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Per Serhij “Deimos” Zaikovskyi, in memoriam

by Sandro Consolato
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Roma, 24 mar – Tre anni fa, il 24 marzo del 2022, cadeva in combattimento contro gli invasori russi Serhij Zaikovskyi, intellettuale e militante della destra radicale ucraina, 28 anni non ancora compiuti. Serhij, nome di battaglia “Deimos”, nato il 2 luglio 1994 nel villaggio di Drabiv, nell’oblast’ di Cherkasy, aveva studiato storia antica e medievale all’Università Nazionale “Vasyl’ Karazin” di Kharkiv. Appassionato in particolare di storia romana, si era laureato nel 2016 con una tesi sui Veterani dell’esercito romano nella provincia di Dacia. Coltissimo, conosceva più lingue europee (tra cui l’italiano) e studiava anche il giapponese e il sanscrito, coltivando gli studi di indoeuropeistica. Chi lo ha frequentato lo ricorda non solo per le riconosciute qualità intellettuali, ma anche per l’umorismo, lo spirito avventuroso, il coraggio, la lealtà e la grande sensibilità, che si estendeva al mondo della Natura (era, spiritualmente, ecologista, e anche vegetariano).

Un profondo impegno culturale

Quando da Kharkiv passò a Kiev, Serhij divenne presto uno dei principali esponenti della AKS (“Avanhard” Kul’turna Spilka: Unione Culturale “Avanguardia”), una vivace comunità giovanile, con diversi intellettuali e artisti tra le sue fila, in rivolta contro il mondo moderno (“Siamo fuggiti dalla realtà cupa e indegna, rifugiandoci nelle foreste e nei libri, lontano dalla bruttezza del mondo, dalle bugie a ogni angolo, dai valori della ‘nuova società’”  si legge nel racconto di se stessa fatto dall’AKS su Telegram nel primo anniversario della guerra in corso). Una settimana prima dell’inizio dell’attacco russo, era riuscito a pubblicare, come caporedattore, il numero 1 (2021) della rivista dottrinale dell’Unione: “Vestnik” (“Araldo”), ma sul piano dell’attivismo culturale è ricordato soprattutto perché fecondo collaboratore, come autore di articoli e recensioni, traduttore, supervisore di traduzioni e curatore di libri, della principale casa editrice della destra radicale ucraina (e del suo sito internet): Plomin, nata nel 2018.

Come articolista, di Serhij si possono ricordare la sua critica serrata e drastica a La filosofia della guerra di Alexander Dugin (2019), o l’interessante riflessione su Gramsci (2021), che lo portava ad affermare che sostanzialmente il fascismo era gramscismo (nel senso della teoria della egemonia) realizzato. A lui si deve la pubblicazione in lingua ucraina di Mitra-Varuna, uno dei capolavori di Georges Dumézil, oltre che di opere e articoli di Mircea Eliade, Julius Evola, Dominique Venner, Alain de Benoist e tanti altri autori.

Desta ammirato stupore sapere che uno degli ultimi libri a cui lavorò, e che uscì solo dopo la sua morte, è il romanzo italiano Amo dunque sono (1927), in cui Sibilla Aleramo raccontò le sue storie d’amore degli anni Venti con gli ancor giovani esoteristi Julius Evola e Giulio Parise (d’altro canto, vi è testimonianza fotografica di una conferenza di Serhij su Evola del 1° agosto 2020 in cui illustra una slide con le copertine di “Ur”, “Krur” e Imperialismo pagano 1928…).

Quanto all’impronta del “duméziliano” Zaikovskyi su Plomin (per la quale stava lavorando anche alla traduzione di Les Indo-européens di Jean Haudry), si può forse riconoscere in altri fatti significativi, come quello di tenere, da parte della casa editrice di Kiev, tra il 2021 e il 2022, corsi di latino, greco antico e sanscrito. Plomin ha peraltro promosso anche la riscoperta di figure del Rinascimento pagano greco e italiano, come quelle di Giorgio Gemisto Pletone e Sigismondo Malatesta, già tanto care a Ezra Pound, interessandosi anche del moderno “tradizionalismo romano” di Renato Del Ponte.

Serhij Zaikovskyi nel “Reggimento Azov”

Allorché iniziò la cosiddetta “operazione militare speciale” di Putin, Serhij, che già aveva una esperienza di scontri armati nel Donbass come volontario nel FreiKor, si trovava a Kiev. Con i suoi camerati di “Avanguardia”, tra i quali vi era già un accordo che in caso di invasione si sarebbero tutti riuniti nella Capitale e attivati per difenderla, entrò nell’allora “Reggimento Azov”, e come milite di un plotone di lanciagranate anticarro partecipò alla liberazione del villaggio di Lukyanivka, sulla riva sinistra del Dnepr, a nord-ovest di Kiev.

Ma proprio qui, a solo un mese dall’invasione russa, il 24 marzo, cadde in battaglia, durante uno scontro tra carri armati, vittima di un colpo partito da un carro nemico. Con lui moriva anche il commilitone Denys Kotenko (nome di battaglia “Skipper”), veterano di “Azov”, 26 anni non ancora compiuti, padre di un bimbo di soli tre anni. “Deimos” e “Skipper”: il loro sangue sparso insieme, come i virgiliani Eurialo e Niso.

Degno di nota è che AKS per i propri caduti usi quasi sempre il “Presente!” in lingua italiana e lo scriva, accompagnando i loro ritratti, con i caratteri latini! (così anche in un murale sugli argini del Dnepr, dedicato a Zaikovskyi nel marzo 2023). Dall’inizio del conflitto ad oggi, l’AKS, di cui bisogna tener presente che è una comunità cultural-politica e militare (sotto quest’ultimo aspetto i suoi militanti sono oggi arruolati soprattutto nel 1° Battaglione d’assalto della 3a Brigata Separata: l’OSHBR, nata dalla “regolarizzazione” di “Azov” entro le Forze Armate ucraine) minoritaria, ancorché significativa, ha combattuto in più zone chiave e ha lasciato 24 morti sul campo: il più giovane aveva 19 anni (l’età media dei militanti di “Avanguardia” è di 23-25 anni).

“Gloria eterna agli eroi!”

Giusto aggiungere che pure l’Università di Kharkiv, nel suo sito ufficiale, salutò la dipartita del suo brillante laureato Serhij Zaikovskyi: “Il ricordo della sua impresa rimarrà sempre nei nostri cuori. Gloria eterna agli eroi!”. Il presidente Zelensky stesso ha poi conferito sia a lui che a “Skipper”, come omaggio postumo, nel giugno del 2023, l’onorificenza dell’Ordine “Per il Coraggio” di terza classe, che viene assegnata (come si può leggere in Wikipedia) “per azioni di coraggio e di eroismo individuale e per il salvataggio di persone o materiali preziosi mettendo in pericolo la propria vita”; a luglio è arrivata ai familiari anche la medaglia “Per l’assistenza nella difesa della città di Kiev”.

Di suo figlio e degli altri volontari morti, a cui il Governo ancora nel 2023 non voleva riconoscere lo status di soldati caduti e quindi anche la pensione ai familiari, la madre di Serhij, Lyudmila, disse, con parole degne di una madre spartana: “Mio figlio non è partito per i sussidi, né per lo stipendio. (…) I ragazzi [dell’AKS – ndr] credono che morire in battaglia sia il massimo onore per un uomo. Non si sono nascosti, non hanno inventato malattie, non hanno messo avanti genitori con disabilità. Hanno preso le armi e sono andati fino in fondo. Forse essere volontari è ancora più onorevole [che essere soldati dell’esercito regolare – ndr]”. Si racconta che pochi giorni prima della morte Serhij abbia detto: “Perché pensare al pericolo se, una volta che hai chiuso gli occhi, come in un sogno, poi rinasci?”.

Pertanto i suoi camerati, chiosando, scrissero: “Come tutta la dirigenza di ‘Avanguardia’, coltivava la religiosità indoeuropea. Ci vediamo nelle prossime incarnazioni, fratello!”.

Serhij Zaikovskyi e gli altri caduti

E mi piace ricordare a questo punto che un’altra figura carismatica dell’AKS, Maksym “Bulin” Kvapysh, di soli 22 anni ma responsabile dell’Unione nella Capitale, caduto in direzione di Zaporižžja il 26 maggio 2022 in un combattimento ravvicinato, fin dall’inizio della guerra portava con sé nello zaino una copia della Bhagavadgītā e che un’altra ancora, Serhij Kalnytskyi, caduto il 10 ottobre 2024 nei pressi del villaggio di Kruhliakivka (regione di Kupyansk, oblast’ di Kharkyv) mentre cercava di portare in salvo i suoi commilitoni feriti, aveva come nome di battaglia “Arjuna”, il mitico eroe protagonista del celebre dialogo con il dio Krṣṇa nello stesso testo sacro indiano, da Julius Evola messo al centro della sua Dottrina aria di lotta e vittoria: “(…) i punti di riferimento spirituali sono importanti e Julius Evola in passato li ha costruiti per noi” veniva detto da AKS nel 2020 annunciando la conferenza evoliana di Zaikovskyi già da me ricordata.

La storica delle religioni Oksana Smorzhevska, in un suo articolo accademico dal titolo “The hero-warrior in the worldview and practice of contemporary Pagans in Ukraine” (nel vol. 31, n° 1, 2023, di “Religio”, rivista dell’Università “Masaryk” di Brno, CZ), ha ricondotto i sacrifici eroici come quello di Zaikovsyi (a cui ha fatto esplicito riferimento) alla “visione del mondo” del rinato paganesimo ucraino, per cui “coloro che hanno intrapreso la via del guerriero-difensore [della propria patria – ndr] vedono il proprio ruolo come intimamente connesso con idee mitologiche slave e scandinave, nonché con elementi filosofici orientali, un fascino per le arti marziali, la storia, la romanticizzazione del passato e il patriottismo”.

Tutto questo immaginario, con la guerra, avrebbe avuto una diffusione che ha superato i confini dell’area culturale neo-pagana, poiché, sostiene sempre questa studiosa: “Molte nuove manifestazioni dell’antica cultura pagana si osservano nella vita quotidiana dei soldati, indipendentemente dalla loro religione o dal loro ateismo”.

“È rimasto solo l’amore”

Infaticabile curatore e traduttore di libri altrui, “Deimos” aveva però in mente di scrivere pure un libro tutto suo, in cui avrebbe espresso il suo mondo interiore, le sue idee per il futuro dell’Ucraina e dell’Europa. Anastasia Kapralova, brillante collaboratrice del sito di Plomin per la critica cinematografica, due giorni dopo la morte scrisse un bellissimo, struggente necrologio di Serhij, di cui era stata a lungo la ragazza, rimanendone poi amica intima. Lo si può leggere ancora oggi sulla sua pagina di Facebook, “fissato in alto”. Diceva: “Seréza era sempre arrabbiato perché non leggevamo i libri che consigliava. Ma, credimi, hai influenzato la mente di così tante persone, che non puoi nemmeno immaginare”. E infine: “Ci siamo detti addio così tante volte, e non l’abbiamo mai detto veramente. Perché tutto finisce – malattie, relazioni, legami lavorativi, inverno e primavera, anche la guerra. È rimasto solo l’amore. Lascerò un punto fermo qui”.

La casa editrice di Friburgo Sentiers perdus, fondata alla fine del 2022, dovendo scegliere un primo libro da pubblicare, optò per un’opera dell’italiano Adriano Romualdi (La Droite e la crise du nationalisme, traduzione a cura di Philippe Baillet de La Destra e la crisi del nazionalismo, 1973), e volle dedicarla proprio alla memoria di Zaikovskyi, come “omaggio a un uomo d’onore, un giovane combattente per la causa nazionale e la rinascita europea”.

Sandro Consolato

Immagini:

  1. Zaikovskyi durante una presentazione dell’edizione ucraina del Mitra-Varuna di Dumézil (2020)
  2. Zaikovskyi ritratto in una sua conferenza su Julius Evola (2020)
  3. Zaikovskyi in un momento di relax
 

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