Roma, 2 apr – La polizia di Nashville ha diffuso il filmato della bodycam degli agenti di polizia che hanno fatto irruzione nella scuola in cui, per mano della giovane Audrey Hale, lo scorso lunedì hanno perso la vita sei persone, di cui tre bambini sotto i dieci anni. Di primo acchito, le riprese possono essere scambiate per delle scene di un videogioco sparatutto: la prima parte del filmato è quella della bodycam dell’agente ventisettenne Rex Engelbert, veterano da quattro anni, che con una squadra composta da cinque colleghi penetra nella scuola in cui la stragista, Audrey Hale, sta portando a termine il suo premeditato massacro.
Come in un videogioco… reale
La clip comincia dall’arrivo del giovane agente di fronte alla piccola scuola di Nashville. Engelbert scende dalla volante per prendere, dal baule, un mitragliatore semiautomatico; dirigendosi verso la scuola riceve indicazioni da una signora, apparentemente un’insegnante che sembra dire all’agente che i bambini sono chiusi in una stanza ma di due di loro si sono perse le tracce, l’agente Engelbert, mentre arma il suo fucile cerca di capire quale sia l’ingresso migliore, risponde con un serafico “ok, yes m’am”, prima di urlare ai colleghi appena arrivati in loco “gimme three! let’s go! I need three!”: “ho bisogno di tre [agenti]; entriamo in tre!”.
A caccia dell’assassino
Da qui in avanti comincia una fase da pelle d’oca: quella dell’irruzione alla ricerca dell’omicida. Questi sono gli istanti in cui gli stessi agenti non sono al corrente di chi devono fronteggiare, di dove questo si nasconda e con cosa sia equipaggiato; i secondi corrono via veloci, come le stanze ispezionate dalla squadra: “Metro police!” Sembra un videogioco, un film di Hollywood, invece è la cruda realtà; gli agenti si alternano, le aule vengono ispezionate una ad una, il killer, che questa volta a differenza di tanti altri ha deciso di non farsi saltare le cervella potrebbe trovarsi dietro ogni angolo, pronto ad attenderli e ad aumentare il conto delle vittime.
Come in un film hollywoodiano
L’allarme della scuola e altre sirene non meglio specificate squarciano i timpani rendendo l’intera azione quasi ovattata, la bodycam riprende tutto, i grandi corridoi, i banchi degli alunni e i disegni dei piccoli sui muri dell’istituto, Engelbert dirige l’azione e impartisce ordini ai colleghi: “take this door”, “prendi tu questa porta”, “copri questo angolo”. Il clima, se possibile, si fa ancora più concitato: “he is upstair!”, “è al piano superiore”, l’hanno trovata, ora rimane solo da fronteggiarla. Gli agenti salgono velocemente le scale, sanno che a breve affronteranno la stragista, sullo sfondo si avvertono dei colpi d’arma da fuoco, alcuni provengono dai colleghi che si aprono la strada, altri, probabilmente, dalla Hale che prosegue nel suo lavoro ma ormai per lei è giunta, inesorabile, la fine: l’agente Engelbert la scorge da dietro un angolo (nella clip al minuto 3:25), tre colpi colpiscono direttamente l’obiettivo che cade a terra e le urla dei poliziotti, questa volta dirette alla Hale, coprono le sirene: “stop moving!”, “Get your hands away from the gun!”, “tieni le mani lontane dall’arma!”.
Una cruda storia dal duro lieto fine
La seconda parte della clip proviene dalla bodycam dell’agente Michael Collazo, veterano da nove anni, il quale con altri tre colleghi si dirige immediatamente al secondo piano, anche lui, come Engelbert, dirige l’irruzione: “rifles first”, “prima i fucili”, “I’m with you, go ahead”, “sono con voi, andate avanti”. Le scene di Collazo sono concitate quanto quelle dell’altra squadra, anche queste testimonieranno l’incontro ravvicinato con l’assassina ma non prima di passare oltre un cadavere di una piccola vittima giacente nel corridoio (minuto 5:20). Gli ultimi secondi si chiudono con la squadra di Collazo che raggiunge quella di Engelbert per finire, con quattro colpi di pistola dopo aver intimato “Stop moving!”, “non ti muovere” la Hale che si stava rialzando. Intervistato dal Chicago Tribune, Kevin, il fratello di Engelbert ha detto di essere “nient’altro che orgoglioso” del suo stesso fratello.
To protect and to serve
Con tutta probabilità il coraggioso intervento della polizia ha evitato che ulteriori giovani vittime perissero, dopotutto la mascolinità tossica a qualcosa deve pur servire.
Valerio Savioli
1 commento
come al solito…
non ci sono MAI femministe su una nave che affonda,
e nemmeno in una reale situazione di pericolo:
dovunque ci sia da rischiare e
chiunque chieda aiuto,
sa che è SEMPRE dagli uomini che arriva.
c’è SEMPRE qualcuno che si fa avanti,che fa tutto quello che può per dare una mano,rischiando del suo e a volte perdendo tutto,anche la vita.
per poi essere dimenticato da tutti l’istante successivo,
mai ringraziato e mai ripagato…
a cominciare dalla società e dalle donne,che appena passato il pericolo ricominciano
a criticarli,dileggiarli,disprezzarli e privarli di diritti e onore.
bello schifo….
sarebbe proprio ora che gli uomini facciano un vero e proprio sciopero di atlante,e lascino che
società e donne si ARRANGINO,quando sono in pericolo:
forse quando assaggeranno sulla loro pelle quanto è dura davvero,la vita….
quando non c’è nessuno che ti salva o protegge, impareranno un minimo di riconoscenza e rispetto.