Washington, 9 nov – «Mi dispiace che molti americani si trovino oggi in questa situazione, dopo essersi fidati delle rassicurazioni che io stesso avevo dato loro. Stiamo lavorando duramente per risolvere i problemi». È un Obama sconfitto quello che, in un’intervista per la Nbc, parla alla nazione della riforma sanitaria da lui fortemente voluta.
L’Obamacare, che secondo le ultime stime del governo, avrebbe portato il premio assicurativo medio a circa 328 dollari al mese, ha floppato.
Il sito non va, le iscrizioni al programma sono di molto inferiori alle attese, milioni di americani sono stati scaricati dalla proprio assicurazione e sono ora senza copertura ed anche le critiche da un punto di vista “teorico” non mancano, ultime quelle mosse dal Nobel per l’Economia 2008 Paul Krugman, ormai riferimento mondiale per chi si oppone alla cosiddetta austerity.
Come se non bastassero i repubblicani, che contro la riforma hanno fatto ricorso alla Corte Suprema ed hanno addirittura messo a rischio il bilancio federale facendo sfiorare il fallimento agli Usa, ora Obama si trova a dover difendere con le unghie e con i denti una riforma che Krugman, sul New York Times, ha definito «una gigantesca ‘toppa’, una struttura goffa che risolve un grattacapo ma lo fa in modo inefficiente».
Le difficoltà sono iniziate già dal primo ottobre, quando è entrata in vigore la riforma. Il sito, dal quale in 36 Stati su 50 si accede al software per la gestione delle pratiche per l’acquisto di una nuova polizza e l’ottenimento di un sussidio governativo, ha dato subito problemi, tanto che – secondo la “Us House Oversight and Governement Reform Committee – in 24 ore soltanto 6 persone si erano registrate al sito, diventate 248 a 36 ore dall’avvio.
Nel frattempo, ai problemi del sito, che hanno ostacolato quanti fra i circa 50 milioni di americani sprovvisti di assicurazione sanitaria avevano intenzione di stipularne una, si aggiunge l’improvvisa mancanza di copertura di molti tra i 14 milioni di consumatori dotati di una polizza a basso costo.
Una cifra che varia dal 50 al 75% di loro, infatti, potrebbe ricevere – ed in tanti l’hanno già ricevuta – una lettera di disdetta da parte della propria compagnia assicurativa, visto che gli standard previsti nella maggior parte dei casi non rispettano quelli stabiliti dalla nuova riforma.
Una situazione non prospettata ai cittadini che ha lasciato privi di copertura sanitaria milioni di utenti, per una fattispecie giuridica che la Casa Bianca non ha negato sussistere e che, anzi, secondo alcune fonti, avrebbe colpevolmente omesso essendone già perfettamente a conoscenza.
Un vero e proprio disastro, non solo politico, che ha spinto a parlare diverse volte delle dimissioni del ministro della Sanità Kathleen Sebelius.
Il Washington Post, nei giorni scorsi, ha addirittura pubblicato un lungo articolo di approfondimento, curato dalla blogger Sarah Cliff, che aveva già collaborato con Newsweek e Bbc, intitolato: «Tutto quello che devi sapere sui problemi dell’Obamacare».
In primis, come accennato, ci sono i problemi del sito, HealthCare.gov. Messaggi di errore e difficoltà nella registrazione. Ma anche dati trasmessi in maniera scorretta, che ostacolano e falsano il lavoro di calcolo dei sussidi da parte del governo e, sul fronte opposto, pure quello delle assicurazioni, che lamentano la grande quantità di dati inesatti riportati. Una situazione in miglioramento ma ancora irrisolta.
Il punto è che la possibilità di acquistare una nuova polizza scadrà il 15 dicembre e molti sono dubbiosi circa il completamento della fase di implementazione della riforma entro quella data. Tanto che le sanzioni per chi non sarà regolarmente coperto da un’assicurazione potrebbero slittare al 2015.
Nel frattempo, come anticipavamo, l’economista Krugman non è stato troppo morbido con il presidente Obama, criticando soprattutto la macchinosità del meccanismo e la sua portata non rivoluzionaria fino in fondo.
«L’Obamacare è il meglio che gli americani potevano chiedere – chiarisce – e di una cosa potete stare sicuri: migliorerà enormemente il tenore di vita di decine di milioni di persone» ma, aggiunge, «il problema è che le soluzioni del tipo ‘meglio di niente’ sono diventate una costante nell’attività del governo americano»
«La legge – spiega – prevede che le compagnie assicuratrici offrano a tutti le stesse polizze sanitarie, che ogni individuo ne acquisti una e che lo stato offra un sussidio legato al reddito del singolo per consentirgli di pagare l’assicurazione. Per rendere possibile tutto ciò, però, i cittadini statunitensi devono passare per una lunga trafila».
«Immaginiamo ora un sistema molto più semplice – propone finalmente Krugman -, in cui il governo si limiti a pagare le spese mediche essenziali. In questo meccanismo ipotetico il cittadino non dovrebbe scegliere una polizza né fornire una mole di dati personali. Il governo, semplicemente, sarebbe l’assicuratore e coprirebbe le spese di tutti gli individui di nazionalità statunitense».
Una proposta dirompente per la scena politica americana, dove già la riforma di Obama, che tutto sommato favorisce le compagnie assicurative in maniera simile alla legge sulla Rc Auto obbligatoria in Italia, viene accusata di essere una riforma d’impronta socialista.
Ma Krugman ricorda: «Immaginare un sistema di questo tipo non è difficile, per il semplice fatto che esiste già. Negli Stati Uniti si chiama Medicare e copre le spese sanitarie di tutti i cittadini che hanno più dio 65 anni».
Negli Usa, infatti, anche se il sistema sanitario è fondato sulle assicurazioni private, stipulate tutt’al più dai datori di lavoro, gli anziani sono garantiti appunto dal Medicare e le persone con reddito molto basso dagli aiuti del Medicaid.
Il problema, secondo l’autore di “Fuori da questa crisi, adesso!”, è la sopravvivenza di «un’ideologia fondamentalmente ostile all’idea di un governo che aiuta i suoi cittadini, un’ideologia che cerca di limitare al massimo il sostegno dello stato, per avvantaggiare le aziende private».
A lungo termine, risolti i problemi contingenti della riforma, esorta, «dovremo occuparci anche di questa ideologia. Una società costruita sull’idea che l’intervento del governo è sempre sbagliato avrà sempre un pessimo governo».
Emmanuel Raffaele