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Rivolte contro gli immigrati: la Germania è in fiamme

by La Redazione
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germaniaBerlino, 26 ago – La Germania – è notizia recente – si appresta a ricevere nel 2015 qualcosa come 750 mila richiedenti asilo, ossia profughi o presunti tali. Si tratta di cifre spaventose che, se non diminuiranno nei prossimi anni (e non pare ci siano segnali in tal senso), cambieranno la geografia sociale dei popoli europei in maniera forse irreversibile. Di qui il montare delle proteste popolari, soprattutto nelle regioni orientali tedesche. Proteste che, spesso, sono sfociate in veri e propri assalti ai centri profughi, o addirittura in incendi dolosi delle relative strutture ospitanti.
L’ultimo caso in ordine di tempo riguarda Nauen, cittadina del Brandeburgo, dove un centro d’emergenza per profughi è andato in fiamme, con ogni probabilità con dolo. Ma già qualche giorno fa Heidenau, piccolo centro di 16 mila abitanti della Sassonia, era salita agli onori delle cronache a causa di una manifestazione della Npd e di parte della cittadinanza. Circa mille persone hanno infatti tentato di impedire l’arrivo di 120 profughi da alloggiare nel locale centro d’accoglienza. Nella notte di sabato si è addirittura arrivati a scontri tra manifestanti e forze dell’ordine nonché al lancio di gas irritanti. L’episodio ha sollevato l’indignazione generale, tanto che la Merkel è dovuta intervenire sull’accaduto con parole di forte condanna.
Questi fatti si sommano a quelli di Escheburg, Tröglitz, Meißen, Reichertshofen, Remchingen, Weissach. Insomma, parte della popolazione è furiosa, la Germania è in fiamme. Ed è proprio in questi casi che comincia la “caccia al nazista”, si parla ovunque di “estremismo di destra”, si lanciano gli allarmi più deliranti sul ritorno delle camicie brune. E, infine, si rispolvera l’arma più potente, quella che in Germania è sempre decisiva: il senso di colpa dei tedeschi. Il tutto, ovviamente, condito dalla retorica, francamente irritante, di quella che possiamo definire la “rivoluzione progressista incompiuta”.
Leggere, per credere, l’analisi di tal Roland Nelles che, dalle popolarissime colonne dello Spiegel (grossomodo l’Espresso dei tedeschi), si è avventurato nella ricerca delle colpe di quanto sta accadendo in terra germanica. Tra i colpevoli (e moralmente condannati) Nelles piazza al primo posto la Ue, la Merkel e i politici: non perché costoro abbiano approcciato il tema dell’invasione immigrata con superficialità e leggerezza, ma perché – si badi – troppo poco hanno fatto contro gli estremisti di destra. Insomma, non si guarda la luna, ma il dito che la indica.
Il secondo posto, invece, se lo aggiudicano “gli altri europei”. Nelles non ha remore a far nomi: “ungheresi, italiani, serbi, greci”. Avete capito bene: se la Germania brucia, se nessuno riesce a far nulla contro l’invasione allogena, non è colpa di chi, come Nelles, si affida all’amore universale e alla politica dell’accoglienza indiscriminata, ma di noi italiani, dei greci e degli altri popoli europei che, ottusamente, si ostinano a non voler collassare definitivamente, inviando treni di immigrati nella povera Germania (che poi il Brennero, Ventimiglia e la Baviera siano costantemente pattugliati da imponenti sbarramenti di polizia frontaliera non viene ovviamente menzionato).
Ma in tutto questo, ci dice Nelles, la colpa più grande ce l’hanno i tedeschi, troppo poco recettivi nei confronti delle politiche d’accoglienza (leggi: suicidio etno-culturale). Eppure, dopotutto, dobbiamo ritenerci fortunati. In Italia, infatti, più di un politico comincia a rappresentare la voce strozzata dei cittadini esasperati da questo “razzismo al contrario”. In Germania, invece, l’accusa di razzismo e nazismo è sempre lì, pronta a soffocare ogni dissenso, ogni obiezione, ogni dubbio che, forse, essere invasi e “sostituiti” non è proprio una bella prospettiva. In Italia c’è la Boldrini, certo, c’è Renzi, vero anche questo. Ma c’è anche Salvini. In Germania al contrario pare che, oltre alla cerchiobottista Merkel, ci sia solo gente del calibro di Roland Nelles.
Valerio Benedetti

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2 comments

sergio 27 Agosto 2015 - 12:07

gente come roland nelles sono da rinchiudere in un centro mentale blindato

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franz 30 Agosto 2015 - 1:37

Come in biologia le specie viventi che non si difendono in modo adeguato sono destinate solo ad una cosa: l’estinzione. O inizieremo a farlo senza se e senza ma, oppure saremo destinati ad una ingloriosa fine

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