Mosca, 16 ott – In questa settimana, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, sono stati sventati in Russia due possibili attacchi da parte di terroristi islamici.
Il primo episodio si è verificato martedì a Grozny, capitale della Repubblica Cecena, dove un’operazione congiunta di Fsb (ex-Kgb) e servizi segreti ceceni ha portato alla neutralizzazione di una cellula islamista. A darne notizia il Presidente ceceno Ramzan Kadyrov: “Amici, questa mattina nel corso di un’operazione speciale antiterrorismo condotta con successo nel distretto Oktyabrsky di Grozny, sono stati uccisi quattro membri di gruppi armati illegali che pianificavano una serie di attacchi terroristici nella regione. La Repubblica Cecena ha da tempo posto fine ai gruppi terroristici. Informazioni sul fatto che membri di gruppi armati illegali sono arrivati nella regione dall’estero sono arrivate in anticipo alle forze dell’ordine e sono state prese misure operative per catturarli. Anche i residenti hanno contribuito a determinare l’ubicazione dei terroristi. Allo stato attuale, la situazione nella capitale della Repubblica cecena e in tutta la regione è generalmente stabile e calma”.
Successivamente Kadyrov ha pubblicato sul suo canale Telegram generalità e foto dei terroristi uccisi spiegando come fossero da tempo sulla lista dei ricercati: “Di recente erano fuggiti dalla Russia, nascondendosi in Siria e in altri paesi. Ora, dopo aver ricevuto un ordine dai loro sponsor occidentali, sono tornati e hanno deciso di effettuare una serie di attacchi terroristici. A quanto pare questi cani hanno dimenticato che nella Repubblica Cecena abbiamo ristabilito la pace e l’ordine in modo che i banditi non disturbino più la pace dei cittadini. Chiunque minacci la stabilità nella regione verrà immediatamente distrutto. Così è stato e così sarà!”. Durante l’operazione i jihadisti hanno aperto il fuoco contro gli agenti ferendone mortalmente due prima di essere uccisi.
Il monumento sotto attacco
Dalla Cecenia a Volgograd, dove giovedì è stata liquidata una cellula islamista che stava progettando di colpire il monumento “La Madre Patria chiama!”. I terroristi, appartenenti al gruppo islamico “Jamāʿat al-tawḥīd wa al-jihād”, sono stati sorpresi dall’Fsb presso il loro nascondiglio che si trovava in un bosco ed al cui interno sono stati rinvenuti contenitori con esplosivi, bottiglie incendiarie, chiodi da utilizzare come schegge, bombe a mano ed una mappa con i siti selezionati per gli attacchi terroristici (il monumento ‘La Madre Patria chiama!’ era stato cerchiato in nero). Anche in questo caso, come in Cecenia, i terroristi ricevevano istruzioni dalla Siria e non si sono arresi alle forze speciali, restando uccisi nel conflitto a fuoco.
Perché i jihadisti prendono di mira la Russia?
La minaccia del terrorismo di matrice islamista non è certo una novità per Mosca, costretta a fare i conti negli anni 90 con le rivolte secessioniste in Cecenia e Daghestan e la relativa catena di attentati. Nonostante la risoluzione di queste problematiche interne, attraverso l’uso della forza ma anche della diplomazia (l’attuale Presidente della Repubblica Cecena Ramzan Kadyrov è un fedelissimo di Putin), il terrorismo islamico continua ad essere considerato dai servizi russi come una delle principali minacce alla sicurezza nazionale, tanto che dal 2018 ad oggi le operazioni anti-terrorismo sono triplicate.
Tra i motivi del crescente fermento jihadista in Russia vi è senz’altro l’intervento di Putin in Siria al fianco di Bashar al-Assad contro il sedicente “Stato Islamico”, ma anche i forti contrasti geopolitici con la Turchia, visto che Erdogan è uno dei principali sponsor degli estremisti wahabiti. Ma il sostegno al terrorismo islamico, soprattutto nel Caucaso, in funzione anti-russa è anche una vecchia strategia americana, fin dal tempo del conflitto tra Urss e Afghanistan. Di certo i servizi di sicurezza russi non se ne stanno a guardare e al momento riescono a tenere sotto controllo la situazione, come testimoniano anche le operazioni preventive di questa settimana.
Lorenzo Berti