Caracas, 25 feb – Durante i violenti scontri in Venezuela, nella città di San Cristobal, un ragazzino di 14 anni è rimasto ucciso da un colpo di arma da fuoco che lo ha colpito alla testa.
Non si sa ancora da dove sia partito il colpo, se dalle frange degli studenti che manifestavano o dai reparti della polizia venezuelana anti sommossa, si sa solo che Kluiver Roa, era appena uscito da scuola e non aveva in alcun modo preso parte alla protesta, quando il proiettile vagante lo ha entrato facendolo crollare a terra in un lago di sangue.
I manifestanti si erano diretti verso la residenza del locale governatore José Vielma Movia e lì erano stati bloccati dalla polizia che ha lanciato lacrimogeni e fatto partire delle cariche. Sembra che il colpo sia stato esploso da un fucile da caccia imbracciato da un uomo le cui generalità sono al momento sconosciute. Tuttavia, secondo la versione ufficiale, un poliziotto sarebbe stato arrestato dopo la manifestazione. Non si sa se sia solamente un’arresto di comodo per placare le proteste di piazza.
Le armi da fuoco in piazza sono comparse da quando il 30 gennaio scorso il ministro della difesa Vladímir Padrino López ha approvato il provvedimento che autorizza le forze dell’ordine e l’esercito ad utilizzare armi letali. Le opposizioni avevano stigmatizzato il decreto come anticostituzionale perché totalmente opposto ai due articoli della carta fondamentale a difesa del diritto alle manifestazioni e contrarie all’uso di qualsiasi arma da fuoco o di sostanza tossica per fronteggiare i cortei.
Il Venezuela è sempre più nel caos, in un post Chavez incerto e con un Maduro alle prese con spinte golpiste, inflazione a due cifre e disparità sociali che sembrano irriducibili. Tutto questo aggravato dal crollo del prezzo del petrolio e dalla doppia moneta in corso nel paese.
Alberto Palladino