Roma, 25 feb – Erano 181 all’inizio del millennio, sono diventati 141 nel 2011. Un calo di quaranta unità, che vede i distretti industriali decrescere di oltre il 20% rispetto al 2001. Un distretto su cinque è sostanzialmente scomparso. E’ quanto rileva l’Istat nell’ambito del 9° Censimento generale dell’industria e dei servizi.
I distretti rappresentano un’eccellenza produttiva nazionale: il 92% di quelli attualmente esistenti sono distretti del “Made in Italy”, concentrati principalmente nei settori della meccanica e del tessile-abbigliamento.
Nonostante la riduzione numerica, cresce il peso specifico. Rispetto al 2001, infatti, i distretti ampliano la propria dimensione passando da una media di 13 ad una di 15 comuni coinvolti, comprendendo circa il 22% della popolazione italiana ed oltre un terzo dell’occupazione manifatturiera. L’allargamento della base territoriale spiega però solo una parte della diminuzione in valore assoluto.
A livello territoriale, sono diffusi principalmente nel nord ovest d’Italia, con la punta più alta in Veneto, dove quasi il 70% dei cosiddetti “Sistemi locali del lavoro” hanno le caratteristiche del distretto. Seguono a stretto giro Lombardia, Marche, Toscana ed Emilia. Più difficile la situazione al sud, dove la Basilicata perde i due unici distretti ivi presenti mentre Calabria e Sicilia si mantengono sullo zero.
Nonostante la scarsa attenzione, dovuta in parte anche alla difficoltà di calibrare politiche mirate per contesti fra loro così differenti, l’economia distrettuale mantiene comunque una sua certa vitalità. Nel 2014 hanno fatto segnare performance sensibilmente migliori rispetto all’intera industria nazionale: +0.9% il fatturato complessivo, con la previsione di superare il +3% nell’anno in corso.