Edinburgo, 4 giu – Per Belfast ed Edimburgo restare nell’Unione Europea significa essere sottoposte in maniera meno diretta al governo di Downing Street: ecco perché, con la Brexit dietro l’angolo, le istanze indipendentisti scozzesi si fanno ancora forti.
Nel 2014 vinse il “no”
Nicola Sturgeon già ad aprile aveva ventilato l’ipotesi di un secondo referendum per l’indipendenza. Le votazioni si dovrebbero svolgere entro maggio 2021, in concomitanza con le nuove elezioni per la Camera di Holyrood, ovvero per il Parlamento di Scozia. Il primo referendum si tenne nel 2014, ma fallì. I “no” al divorzio con la Gran Bretagna raggiunsero la quota del 55,3%. Ora, però, le carte in tavola sono radicalmente cambiate.
I sondaggi ora sono positivi
Secondo recenti sondaggi, gli scozzesi non hanno nessuna intenzione di seguire l’Inghilterra nella separazione da Bruxelles. La Sturgeon, quindi, ritiene che una nuova consultazione possa portare ad un esito ben diverso da quello del 2014: inoltre, il governo centrale, al non potrebbe impedire alla Scozia di decidere sui propri rapporti con l’Unione Europea. La ferita più profonda tra Scozia e Inghilterra si è consumata nel maggio 2018: proprio in tale data il parlamento di Holyrood rifiutò di ratificare il provvedimento che autoirzzava la Brexit. Il voto del parlamento scozzese non era vincolante, ma di certo emetteva un segnale chiaro.
“Rifiutare referendum oltraggio alla democrazia”
Altro particolare di non poca importanza è quello che lo Scottish National Party della Sturgeon alle elezioni europee ha basato la propria campagna interamente sull’opposizione alla Brexit, e spera che l’opinione pubblica internazionale spinga per l’esito sperato: “Sarebbe un oltraggio per la democrazia se il governo cercasse di bloccare un simile referendum“, ha dichiarato la premier.
Ilaria Paoletti
1 commento
Gli facevo piu’ furbi gli scozzesi.Vogliono fare i servi dei burocrati europei non eletti da nessuno e vanno anche fieri di lottare e fare un referendum per diventare schiavi