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Zurigo, 12 mag – Dopo anni di pressioni il cosiddetto ‘segreto bancario’ in Svizzera, praticamente non esiste più. O meglio non esisterà più a breve. Per ottenere questo risultato vari governi hanno fatto pressioni sulla Svizzera, in certi casi anche senza andare molto per il sottile. In particolare è noto l’episodio degli undici dischi con i dati di evasori fiscali europei che il Ministero delle Finanze del Nord-Reno Westfalia ha ottenuto negli scorsi anni (in maniera illegale, almeno dal punto di vista elvetico) e tramite il quale la Germania ha individuato quasi due miliardi di euro di imposte non versate.
La notizia di questi giorni è che in risposta a questo fatto particolare il governo svizzero ha inviato in Germania un agente dei propri servizi segreti col compito di scoprire come esattamente la Germania ha ottenuto questi dati: l’agente, tale Daniel M, è stato arrestato la scorsa settimana dalle autorità tedesche. Attivo sul territorio tedesco dal 2012, era riuscito ad identificare tre ispettori fiscali tedeschi che avevano seguito l’operazione e ad ottenere diverse informazioni sul tentativo delle autorità tedesche di controllare e frenare l’esodo, anche passato, di capitali dalla Germania alla Svizzera.
Al di là dei dettagli operativi circa il metodo col quale lo 007 avrebbe ottenuto tali informazioni (spoiler: la cara vecchia mazzetta) esistono almeno due note da fare. Prima di tutto quanto era considerata importante questa operazione da parte del governo elvetico visto che pare dimostrato che la loro barba finta facesse rapporto direttamente al vice capo dei servizi svizzeri. Inoltre, anche la Svizzera intende evidentemente tutelare i propri interessi utilizzando una leva para-legale come i servizi segreti per proteggere un affare teoricamente privato e puramente economico (il segreto bancario violato) come se fosse questione di interesse nazionale.
Continuando quella prassi che, lanciata dal mondo anglosassone – si ricordino le famose aste spiate da Echelon per favorire le aziende Usa – e immediatamente recepita dai francesi (che infatti hanno affidato parte della loro intelligence al ‘controspionaggio industriale’ e, ovviamente, allo spionaggio industriale) e che pare scelta obbligata per i governi che non vogliano rimanere completamente sguarniti sul piano economico, politico e militare, a prescindere dal fatto che si accetti o meno, il fantomatico paradigma della ‘guerra ibrida’. Vedremo ora come si concluderà in particolare la vicenda di Daniel M, come e quando (e se) potrà tornare in Patria, ma sicuramente non sarà il primo caso nel suo genere.
Guido Taietti