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Siria, gli italiani tornano a Palmira liberata con il progetto Turismo Solidale

by La Redazione
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Palmira, 24 agosto – Il viaggio dei turisti italiani e dei volontari di Solid Onlus in Siria raggiunge una delle tappe più importanti e sicuramente più ambite dai nostri connazionali, l’antica città di Palmira, cuore millenario del Vicino Oriente.

Questa importante meta per l’esclusivo progetto “Turismo Solidale” inaugurato nel 2018 da Solidarité Identités, ha accolto i viaggiatori italiani in uno scenario tanto triste e spettrale, tra le macerie di una sanguinosa guerra che si sta ancora combattendo, quanto meraviglioso e colmo di emozioni difficili da trattenere tra le rovine di quella che ancora oggi è la città archeologica abitata più antica del mondo, in cui si parla ancora l’aramaico nonostante lo spopolamento e la distruzione della guerra.

Accolti con gioia dai soldati dell’Esercito Siriano, gli italiani hanno visitato l’antica oasi con i magnifici colonnati di 30tonnellate che attraversavano l’intera città, le terme e l’oracolo, la millenaria dogana e la prima ‘borsa’ al mondo in cui si decidevano i prezzi delle merci e il valore dei soldi dei paesi che commerciavano sulla via della seta.

Seguendo l’arco solare e fermandosi dinnanzi alle rovine del maestoso Tempio di Baal, divinità che aveva per i palmireni la stessa importanza di Giove per i romani, con un’aquila siriana che sorvolava la comitiva, i turisti solidali ammirano le rovine della porta del tempio distrutta dai terroristi con una potentissima carica di tritolo, privando in parte, ancora una volta, l’umanità, della vista di questa meravigliosa struttura metafisica.
Pur ammirandone l’imponente costruzione che fu alta ben 18metri, il sangue si gela invece al teatro di Palmira in cui i bambini dei terroristi fucilarono a sangue freddo centinaia di cittadini palmiresi, cristiani e musulmani, colpevoli di non aver aderito alla Guerra Santa islamista.

Una volta entrati nel tristemente noto museo di Palmira, il gruppo italiano trova uno scenario inenarrabile; mura trivellate da raffiche di AK47, aree museali sventrate dalle esplosioni, e ancora statue e reperti archeologici di settemila anni fa distrutti e sfigurati sotto i colpi di mitra e picconi, inferti dall’odio iconoclasta dei fondamentalisti.

La prima impressione entrando nella struttura, è che da quel maledetto 18 agosto 2015 il tempo si sia fermato insieme al cuore del suo eterno custode, Khaled al-Asaad, l’archeologo martire ucciso dall’ISIS che come ogni valoroso capitano si rifiutò di abbandonare la sua “nave”-museo. Al-Asaad è stato ricordato dai viaggiatori italiani per rendergli onore nel quarto anniversario della morte.

Nella sua nobile umiltà, Asaad è stato un personaggio molto rispettato in tutto il mondo eurasiatico. Diresse per 40 anni il sito archeologico di Palmira per andare in pensione nel 2003. Aveva 11 figli: 6 maschi e 5 femmine. Innamorato della storia del suo popolo, chiamò sua figlia Zenobia in onore alla regina di Palmira che conquistò Siria, Palestina, Giordania ed Egitto, e che egli studiò per tutta la sua vita.

Proprio in un aneddoto raccontato nel corso di un intervista al giornalista italiano Federico Fazzuoli, Khaled al-Asaad disse: “Sconfitta dai romani, Zenobia vide uccisi i suoi più stretti collaboratori ma lei fu risparmiata. Quando l’imperatore romano Aureliano le propose la resa, lei gli rispose: ‘Posso essere solo una regina vittoriosa, altrimenti scelgo la morte’. Anche oggi noi di Palmira siamo della stessa idea: preferiamo la morte alla resa”.

Questo è stato esattamente il sacrificio estremo di al-Asaad, eroe immolato per amore della storia e della Patria, difendendo fino all’ultimo i reperti che giurò di studiare e custodire. Anche davanti ai tagliagole jihadisti che lo torturarono per sapere dove si trovavano le preziose opere d’arte da rivendere sul mercato nero occidentale, volte a finanziare l’acquisto di armi. Informazioni che il martire del museo di Palmira non diede ai suoi aguzzini che allora lo decapitarono, dopo aver investito e distrutto con i pick-up le mummie millenarie trafugate al museo.

Muore così ucciso dall’Isis a 82 anni mentre teneva fede al suo sacro giuramento, Khaled al-Asaad, l’archeologo martire il cui spirito oggi è con Zanobia a vegliare in eterno su Palmira.
“Perché noi di Palmira preferiamo la morte alla resa”.

Andrea Bonazza

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