Questo stile aggressivo, unito alle divisioni interne che cominciano a formarsi nel Fn, porta a un risultato non brillante nelle presidenziali del 2007. Le Pen raccoglie solo il 10,54%. Pochi mesi dopo, alle politiche, il Fn prende appena il 5%. Come se non bastasse, il partito entra in crisi economica: vende immobili e sedi storiche e si dà da fare più che altro per raccogliere fondi che
garantiscano la sopravvivenza. Per gli osservatori, l’apogeo del partito sembra aver coinciso con l’inizio della sua decadenza. All’interno, invece, il problema della successione sembra non più procrastinabile. Bruno Gollnisch, frontista della prima ora, sembra il delfino designato. Nel partito, tuttavia, ha sempre più spazio una donna dal carattere molto deciso, con un cognome pesante e una grande voglia di novità. L’astro di Marne Le Pen sta sorgendo.
Marion Anne Perrine Le Pen, conosciuta come Marine, è nata nell’anno cruciale della storia di Francia, vero annus horribilis per l’elettorato frontista: il 1968. Marine è l’ultima figlia del matrimonio fra il leader del Fn e Pierrette Lalanne, sua prima moglie (i due si separeranno quando la ragazza avrà 17 anni). Compie con successo i suoi studi da avvocato, frequentando sin da giovanissima i circuiti giovanili del partito. Da quando ha 24 anni inizia a essere candidata, nel 1998 ottiene il suo primo incarico politico come consigliere regionale nel Nord-Pas-de-Calais. Dal 2000 siede nell’ufficio politico del partito. La sua ascesa mediatica inizia quasi per caso: è infatti chiamata a sostituire all’ultimo un altro candidato nel corso di un dibattito su France3. La ragazza è spigliata e soprattutto sa quel che vuole, non esitando a prendere le distanze dal padre in occasione di un paio delle sue uscite più provocatorie. La sua strategia diviene man man trasparente: si tratta di portare avanti la dédiabolisation: il Fn deve diventare il partito dei francesi, deve sfondare nella società civile, senza spaventare il potenziale elettorato con uscite spiazzanti. Parallelamente, va segnalato l’abbandono di ogni residuo di liberalismo: per Marine il nemico principale è il mondialismo e il capitalismo, come si ripete a ogni pie’ sospinto nel suo Pour que vive la France. Questa politica le porta le attenzioni della stampa, ma anche le antipatie dei quadri del partito: al congresso del 2003, i voti ottenuti dai delegati la relegano al 34esimo post del comitato centrale. Ciò non impedisce a Jean-Marie di nominarla vicepresidente. Al congresso del 2007 arriva seconda dietro Gollnisch. Nel frattempo prende ad occuparsi della propaganda.
Adriano Scianca
I primi quattro capitoli sono leggibili qui, qui, qui e qui