Roma, 27 gen – “A volte resistere significa restare, a volte resistere significa andare via. Per fedeltà a sé stessi, a noi. Per l’ultima parola all’etica e al diritto”. Con questo tweet melodrammatico l’ex ministro francese della Giustizia, Christiane Taubira, ha certificato le sue dimissioni dal governo francese. Pietra dello scandalo, il disegno di legge di riforma costituzionale che prevede la revoca della cittadinanza francese per i cittadini con doppia cittadinanza riconosciuti colpevoli di reati di terrorismo. La legge, proposta all’indomani degli attacchi di Parigi del 13 novembre nei quali morirono 130 persone, è oggi all’esame del Parlamento. Termina così la parabola di questo esponente della maggioranza socialista il cui nome è stato legato soprattutto alla legge sul “matrimonio per tutti” che ha generato proteste di massa nella società francese.
Nata il 2 febbraio 1952, in Guyana, la signora Taubira ha iniziato la sua carriera politica nel 1978 come militante indipendentista del Mouvement guyanais de décolonisation, insieme a suo marito Roland Delannon, fondatore del gruppo. Delannon fu condannato a 18 mesi di prigione in seguito a un fallito attentato contro una installazione petrolifera. In quell’occasione, il futuro ministro della Giustizia passò per qualche tempo alla clandestinità. A parte questi trascorsi, Taubira non sembra avere un curriculum particolarmente brillante. Certo non in materia giuridica, a dispetto del dicastero che le era stato assegnato. L’esponente della sinistra ha al contrario compiuto studi in sociologia e in etnologia. Per diverso tempo, tuttavia, i giornalisti le hanno attribuito due dottorati mai conseguiti. Ma c’è anche un altro motivo che ha reso famosa la signora.
Fino al 2013, infatti, parlare di “legge Taubira” significava riferirsi al provvedimento del 21 maggio 2001 per il riconoscimento della tratta degli schiavi come crimine contro l’umanità. La legge prevede fra l’altro l’inserzione obbligatoria di questi argomenti nei programmi scolastici, nonché nuovi limiti alla libertà di pensiero. Il 12 giugno 2005, per esempio, il Collectif des Antillais, Guyanais, Réunionnais ha denunciato per negazione di crimini contro l’umanità lo storico Olivier Grenouilleau a causa di un’intervista in cui quest’ultimo criticava l’impianto della legge, affermando fra l’altro che «la legge Taubira considera la tratta dei neri ad opera degli europei come un “crimine contro l’umanità”, istituendo un paragone con la Shoah. Le tratte negriere non sono genocidi. La tratta non aveva per scopo quello di sterminare un popolo. Lo schiavo era un bene che aveva un valore commerciale e che si voleva far lavorare più possibile. Il genocidio ebraico e la tratta negriera sono processi differenti. Non c’è una scala Richter della sofferenza». Alla fine, anche in seguito alla mobilitazione di altri docenti, non se ne farà nulla e la denuncia verrà ritirata.
Non si tratta, peraltro, dell’unico caso di polizia del pensiero associto al nome della Taubira. Nel luglio del 2014 Anne-Sophie Leclère, ex capolista del Front national alle municipali di Rethel, nelle Ardenne, è stata condannata a nove mesi di carcere, cinque anni di ineleggibilità e una ammenda di 50mila euro per aver condiviso su Facebook un fotomontaggio, non creato da lei, in cui un cucciolo di scimmia era accostato al ministro della Giustizia. La condanna è stata più pesante delle richieste del pubblico ministero, che aveva proposto quattro mesi di carcere e una multa di 5000 euro. C’è di più: il processo si è tenuto là dove era stata depositata la denuncia, ovvero in Guyana, e senza che l’imputata potesse avere un avvocato. Questo episodio, così come l’altro citato poco sopra, mostra bene il background politico-ideologico del ministro che nel 2013 darà il suo nome alla legge sul matrimonio gay.
Il “mariage pour tous” viene introdotto in Francia con la legge 2013-404 del 17 maggio 2013. La proposta di legge era stata depositata il 7 novembre 2012. Il codice civile ora recita: «Il matrimonio è contratto tra due persone di sesso differente o dello stesso sesso». L’equiparazione è estesa anche alla facoltà di adottare bambini. Il primo matrimonio omosessuale è stato celebrato il 29 maggio 2013 a Montpellier. Subito dopo una circolare del governo alle scuole di giornalismo ha imposto l’aggiornamento dei programmi alla luce dell’ideologia di stato. Orwell è vivo, e viene dalla Guyana.
Adriano Scianca