Cuba,12 magg. Che ciò che vediamo non corrisponda sempre al vero è una banalità che ormai dovrebbe essere ben chiara a tutti: le cose sono spesso più complesse di come appaiono. Alle volte anche più semplici ed assai più prosaiche, per non dire triviali. E’ il caso della famosissima blogger cubana Yoani Sanchez, per anni portata in palmo di mano dai “politicamente corretti” di mezzo mondo come una Giovanna d’Arco della democrazia, fiera oppositrice del castrismo.
Ebbene, oggi, a scorrere la lettera aperta del suo traduttore italiano, Giordano Lupi, qualche dubbio viene. Ora che la blogger ha disdetto il contratto con la Stampa, Lupi non si è più peritato di nascondere cosa pensa di lei: “Ho avuto il torto di credere nella lotta di Yoani Sánchez– scrive- ritenendola una lotta di David contro Golia, una lotta che partiva dal basso per colpire il potere, una lotta idealista per la libertà di Cuba. Mi sono dovuto rendere conto – a suon di cocenti delusioni – che l’opposizione di Yoani era lettera morta, per non dire di comodo, come per far credere al mondo che a Cuba esiste libertà di parola. Ho cominciato a dubitare che Yoani fosse non tanto un’agente della Cia – come dicevano i suoi detrattori – quanto della famiglia Castro, stipendiata per gettare fumo negli occhi. Ma anche se non fosse niente di tutto questo, basterebbe il fatto che mi sono reso conto di avere a che fare con una persona che mette al primo posto interessi per niente idealistici. Una blogger che conduce la sua vita tranquilla, che a Cuba nessuno conosce e che nessuno infastidisce, che non viene minacciata, imprigionata, zittita, che non ha problemi a entrare e uscire dal suo paese. Per la sua bella faccia mi sono preso offese e minacce di castristi e comunisti italiani, per aver condiviso una lotta inesistente, un sogno di libertà sperato da molti, ma non certo da lei, che pensava solo al denaro proveniente da premi e contratti. A questo punto non lo so se Yoani Sánchez è un’agente della Cia o della Rivoluzione Cubana. Non lo so e non m’interessa neppure di saperlo. So solo che non è la persona che credevo. Tanto mi basta.”
Insomma, non paladina dei diritti civili, ma, secondo quanto afferma il suo ex traduttore, autrice semisconosciuta in Patria che colleziona premi e allori all’estero. Certamente, se fosse vero, non sarebbe né la prima né l’ultima intellettuale nella storia a sfruttare una posizione di “opposizione” comoda e tutto sommato poco rischiosa, per dare di sé un’immagine che, se non distorta, certamente risulta gonfiata.
Venendo tali durissime parole da chi la realtà cubana la conosce assai bene, non possiamo fare a meno di porci qualche dubbio anche noi stessi. Dalla lettera di Lupi traspare la delusione per gli ideali traditi, per il simbolo caduto, una sorta di amaro commiato di chi a lungo si è illuso:
“Fin qui abbiamo viaggiato insieme, cara Yoani. Adesso basta. Il mio viaggio prosegue da solo, lontano dalle tue mire. Tocca anche Cuba, certo, che fa parte della mia vita, anche se molti cubani mi hanno deluso. Proverò a non pensarci, per rispetto a mia moglie, che è una cubana del popolo e non ha niente a che vedere con la tua alterigia borghese. E poi, l’ha detto anche Fidel Castro che sarà la storia a decidere. Vediamo chi assolverà.”
Valentino Tocci