
“L’Italia sta andando nella giusta direzione con le riforme, Roma è un partner eccezionale”, ha detto Obama, dicendosi inoltre “impressionato dalla leadership e dall’integrità di Letta”. Quest’ultimo ha ricambiato, apprezzando la gestione dello shutdown da parte dell’omologo americano: “L’accordo raggiunto negli Stati Uniti sul tetto del debito stabilizza i tassi di interesse ad un livello basso e questo è positivo per l’Italia”. Poi di nuovo, in serata: “Non c’è un Obama d’Europa”, ha ribadito Letta, includendo evidentemente anche se stesso e chiarendo le sacrosante gerarchie.
Ma non c’è stato solo Obama, nell’agenda statunitense di Letta. Dopo l’ultima visita, in cui aveva parlato di privatizzazioni al Council on Foreign Relations e a un gruppo di investitori di cui facevano parte George Soros e i rappresentanti delle principali banche d’affari statunitensi, ieri il premier italiano ha tenuto un discorso al Brookings Institution, quello che secondo l’Università della Pennsylvania è il più influente think tank del mondo. Chissà se anche ieri avrà parlato di svendere il nostro patrimonio industriale e fare tagli allo stato sociale…
Adriano Scianca