Roma, 21 nov – Revocata la sala consiliare di Campi Bisenzio a Francesca Totolo, dopo le ennesime proteste della sinistra. Una conferenza per la presentazione del libro Le vite delle donne contano, edito da Altaforte Edizioni, riguardante gli scomodi casi di reati commessi da clandestini ai danni di giovani donne europee.
L’insorgenza del Pd di Campi Bisenzio
Immediata la reazione piccata del Pd di Campi Bisenzio: “È un fatto di gravità inaudita” – commentano in una nota – “a presidenza del Consiglio comunale ha autorizzato, di fatto, l’ingresso di CasaPound nella sala di tutti i cittadini per propagandare idee che incitano all’odio razziale”. Curioso vedere come la sezione Pd della città campigiana reputi “odio razziale” denunciare i casi di violenza contro le donne attuati da clandestini. Ci si chiede se per i dem valga lo stesso principio, quando i collettivi femministi danno la colpa a tutti gli uomini per i casi di femminicidio.
L’assurdo comunicato del presidente del Consiglio Comunale
La risposta alla botta piddina non si fa attendere: è il contenuto a lasciare francamente sbigottiti. È infatti il presidente del Consiglio comunale, Antonio Montelatici di Fratelli d’Italia, assecondando la nota del Pd, a negare di fatto la sala alla Totolo.
“Tutti i gruppi consiliari” – eccetto, assurdamente, Fratelli d’Italia, partito di Montelatici – “mi hanno rappresentato la loro preoccupazione” spiega. “Ho ritenuto, altresì, di negare l’autorizzazione all’utilizzo della sala per motivi di ordine pubblico”. Forse qualcuno dovrebbe ricordargli che alle conferenze della Totolo, come anche da lei scritto in risposta, non sia mai volata una mosca. Ma questo non sembra contare per l’ex candidato sindaco di FdI, che chiosa: “Vorrei, infine, rilevare che la libertà di espressione è un principio costituzionale che tutti siamo chiamati a rispettare e salvaguardare, e mi preme sottolineare quanto la mia storia politica e personale sia sempre stata improntata ai valori e alla difesa della nostra costituzione e dell’antifascismo”. Un cortocircuito unico, in cui sostanzialmente si esalta la libertà di parola ma solo in un determinato campo valoriale. Conferenza, peraltro, che col fascismo non c’entrava assolutamente nulla. Ma d’altronde, anche questo fatto sembra irrilevante: è il Corriere Fiorentino a sottolineare che, per la sinistra, sia sufficiente motivare la levata di scudi contro una conferenza per via di una semplice collaborazione con il nostro quotidiano, o la partecipazione alla festa nazionale di CasaPound, posto dove Francesca Totolo a inizio settembre ha presentato il libro, alla presenza anche della madre di Pamela Mastropietro, Alessandra Verni.
La risposta di Francesca Totolo
“Si sono inventati supposti motivi di ordine pubblico, nonostante la sottoscritta abbia fatto circa 300 presentazioni/conferenze dove non è volata nemmeno una mosca.” “Forse” – incalza la scrittrice – “avevano paura di una violenta irruzione degli antagonisti, come già successo a Roma, Bologna e Torino? La sinistra ha seppellito ancora una volta le vittime dell’immigrazione per non svelare il fallimento della società multiculturale”. E, tornando a parlare della madre di Pamela: “Ha censurato anche Alessandra Verni, mamma di Pamela Mastropietro, che sarebbe dovuta intervenire da remoto perché reduce da un intervento per l’asportazione di un tumore al seno. Non erano i fieri rappresentanti del femminismo? Ringrazio la sinistra per avere confermato per l’ennesima volta la sua vera natura.” Puntuale e decisa, Francesca Totolo non le ha mandate a dire.
La mafia del pensiero
Questa vicenda, come tante altre – ad esempio il divieto al corteo nazionale del Blocco Studentesco preavvisato a Milano per il 30 novembre – è solo l’ennesima dimostrazione dell’aperto sdoganamento e legalizzazione della prassi che la mafia antifascista attua giornalmente contro certe persone o movimenti. Nemmeno di fronte ad un libro di denuncia per rendere giustizia alle vittime di un sistema, quello dell’immigrazione clandestina, seppur donne, questa gente conosce tregua. Gli antifascisti vivono quotidianamente con il terrore che certe tematiche, seppur condivise da una grossa fetta di popolazione, possano essere trattate. L’intimidazione e la pressione asfissiante che vengono esercitate sulle figure deputate a gestire l’ordine pubblico durante i cortei, la concessione delle sale per le conferenze, le elezioni nelle scuole e tanti altri ambiti, ricordano francamente sempre più i metodi usati dalle cosche mafiose per spargere caos e terrore. Seppur, comunque, a livello politico ed istituzionale queste pratiche vengano, se non accettate, tacitamente subite, di fatto alla gente comune risultano sempre più indigeste. Provasse dunque il Pd a spiegare a chi ha perso una figlia, una sorella, una madre, o in generale una parente a causa di qualcuno che sul suolo italiano non doveva mettere piede, che è più importante negare gli spazi ai fascisti che rendere consapevolezza su questi argomenti. E provasse il centrodestra, invece di autosabotarsi, a ragionare quali siano le priorità culturali di questa Nazione e, di conseguenza, smettere di assecondare certi infantili capricci.
Patrizio Podestà