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Anche la Ocean Viking pronta a piombarci in casa? “Fateci sbarcare”

by Cristina Gauri
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Roma, 20 ago – Il governo italiano non ha ancora risolto lo stallo con la Open Arms ed ecco che La Ocean Viking, la nave di Msf e di Sos Mediterranée con a bordo 356 immigrati, mette avanti le mani annunciando che la situazione a bordo è al limite e richiede un porto dove sbarcare. E dove starebbe tentando di attraccare, se non in Italia, dal momento che l’imbarcazione si trova tra Lampedusa e Malta? 

“A dieci giorni dal primo salvataggio della Ocean Viking sappiamo che l’attesa di poter scendere sulla terraferma potrebbe durare ancora – scrive Luca Pigozzi, medico di Msf a bordo della Ocean Viking, in un comunicato diffuso ieri -. Anche se per certi versi il momento dei soccorsi è già lontano, mi sembra ieri quando ho visto le persone salire a bordo della Ocean Viking, completamente esauste. Prima di essere soccorse, le persone trascorrono molte ore in mare su imbarcazioni del tutto precarie, senza dormire, senza acqua né cibo. Sono disidratate, deboli, soffrono di vertigini, ipotermia, ustioni causate dal carburante o dal sole”.

Pigozzi descrive l’operato dei medici di bordo e le presunte condizioni dei passeggeri della nave, recuperati durante 4 operazioni avvenute nei giorni scorsi. “Oggi il nostro lavoro nella clinica di bordo si concentra sulle infezioni cutanee o delle vie respiratorie, le condizioni più comuni. Ma curiamo anche feriti di guerra – persone di nazionalità libica con schegge di granate a livello sottocutaneo – o adulti con patologie croniche come il diabete”. A oggi, i dottori hanno “effettuato 130 visite mediche e 63 medicazioni di ferite. Facciamo del nostro meglio, ma siamo consapevoli che alcuni pazienti sarebbero curati meglio a terra”.

Il comunicato prosegue descrivendo le condizioni psicologiche degli immigrati. “Queste persone hanno subito e stanno subendo traumi importanti. In molti hanno subito torture o violenze sessuali in Libia. Oggi l’attesa dello sbarco, consumata in uno spazio confinato in mezzo al mare, non può che peggiorare le loro condizioni”. Una parte della nota parla anche dei minorenni (veri o presunti?) a bordo della nave Ong e finisce stigmatizzando il comportamento di Italia e Malta: “Il 13 agosto abbiamo richiesto a Italia e Malta di prendere il coordinamento e assegnare un porto sicuro di sbarco. Malta ha rifiutato di prendere il coordinamento, l’Italia non ha risposto. Stiamo interessando anche gli altri Stati europei nel tentativo di trovare una soluzione tempestiva che garantisca lo sbarco in un porto sicuro per tutte le persone soccorse”. Insomma, la situazione è precaria a causa del comportamento sconsiderato delle Ong che hanno caricato un numero inverosimile di persone a bordo e come sempre ora dovremmo farcene carico noi.

Cristina Gauri

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