Barcellona, 14 gen – Anche in Spagna sembra finita la “pacchia” per le Ong. La Open Arms è stata bloccata nel porto di Barcellona dalle autorità iberiche. La nave non avrebbe infatti i certificati che garantiscono il rispetto delle norme internazionali sulla sicurezza marittima, visto che sarebbe omologata per il trasporto di un massimo di 18 persone. La Open Arms, che il 28 dicembre scorso aveva fatto sbarcare ad Algeciras 311 immigrati, sarebbe dovuta ripartire l’8 gennaio per una nuova missione. Con questo blocco imposto dalla Spagna al momento nel Mediterraneo centrale non è presente nessuna nave Ong. Oscar Camps, fondatore di Proactiva Open Arms, tuona contro le autorità spagnole: “Di nuovo bloccati in porto. Impedirci di salvare vite umane è irresponsabile e crudele. La capitaneria di porto di Barcellona ci nega il permesso di raggiungere il Mediterraneo centrale. Motivo: se gli Stati non adempiono i loro obblighi di soccorso nemmeno noi dobbiamo proteggere la vita. Eliminano testimoni per nascondere le morti”.

Dopo il caso delle navi Sea Watch e Sea Eye, con la difficile trattativa per la redistribuzione degli immigrati nei vari paesi europei, si è riaperto il fronte caldo delle Ong e dei “salvataggi” nel Mediterraneo. Proprio questa mattina a Roma il commissario europeo per l’immigrazione Avramopoulos ha incontra il presidente del Consiglio Conte e il ministro dell’Interno Salvini.

Dopo la chiusura dei porti italiani, la Spagna è diventata il principale approdo del Mediterraneo (nel 2018 ha accolto 60 mila immigrati, il triplo dell’Italia). La campagna elettorale per le elezioni Europee si avvicina, dietro la decisione spagnola è possibile che si celi la volontà del premier socialista Sanchez di non farsi incalzare proprio sul tema degli sbarchi.

Davide Romano

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