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Cara Meloni, “l’interesse nazionale” è non aderire al Mes

by Stelio Fergola
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Meloni Mes

Roma, 28 giu – Giorgia Meloni parla anche del Mes nel suo discorso alla Camera avvenuto in mattinata. E nonostante la posizione ufficiale sia ancora di diniego alla ratifica del “meccanismo”, le aperture ci sono. Forse, motivate da “baratti” che il premier sta negoziando in vista del presunto “nuovo” Patto di stabilità. Baratti che – anche ove ci fossero – sarebbero estremamente deboli. Nel complesso, l’intervento del premier è apparso come un tentativo – affannato – di prendere tempo sulla questione.

Cara Meloni, l’interesse dell’Italia è non aderire al Mes

Meloni ha sempre detto no al Mes. Da leader dell’opposizione, in campagna elettorale, e perfino nei primi mesi da premier. Ora continua a dire “no”, ma toglie ogni specifica sul diniego definitivo alla ratifica. In altre parole, ad oggi, il “no” è ben lontano dall’essere definitivo. “La priorità è difendere l’interesse nazionale”, dice il premier. E proprio al premier Meloni va ribadito a questo punto che l’interesse dell’Italia è esattamente non aderire al Mes. Magari traendone perfino spunto per una glorificazione del Paese, unico fino ad oggi a non aver ratificato il meccanismo europeo di stabilità che perfino gli europeisti più inguaribili hanno smesso di chiamare con quella definizione-truffa di “fondo salva stati”. C’è una ragione per cui il presidente del Consiglio ora ci sta pensando. Ma non è una ragione dettata dalla libera scelta, bensì dalle solite pressioni di chi non ha nessuna intenzione di permettere all’Italia di esercitare alcuna forma di sovranità. È una ragione che porta ad accettare il Mes in cambio di qualcos’altro. In sintesi, un baratto. Peccato che sia uno scambio destinato ad essere perdente.

Perché il “baratto” che il premier tenta di favorire è perdente

Così il presidente del Consiglio sulla questione: “Lo voglio dire con serenità ma anche con chiarezza: non reputo utile all’Italia alimentare in questa fase una polemica interna su alcuni strumenti finanziari, come ad esempio il Mes. L’interesse dell’Italia oggi è affrontare il negoziato sulla nuova governance europea con un approccio a pacchetto, nel quale le nuove regole del Patto di stabilità, il completamento dell’Unione bancaria e i meccanismi di salvaguardia finanziaria si discutono nel loro complesso nel rispetto del nostro interesse nazionale. Prima ancora di una questione di merito c’e’ una questione di metodo, su come si faccia a difendere l’interesse nazionale”. Dalle parole del premier sembra evidente l’operazione in corso: “scambiare” l’adesione al Mes per il “pacchetto” che in teoria dovrebbe essere più favorevole all’Italia. Nelle nuove regole del Patto di Stabilità, per ora, ci sono solo più sanzioni e più controlli, con l’aggiunta delle lamentele tedesche che vorrebbero addirittura più severità. Tutto il resto non permetterà mai all’Italia di fare l’unica cosa di cui ha realmente bisogno: poter spendere denaro senza dover pagare debiti – de facto – impagabili (come dimostrano i bilanci in quasi perenne attivo che lo Stato ha registrato negli ultimi 30 anni). Dunque il vantaggio sarà nella migliore delle ipotesi effimero, nella più banale assolutamente inesistente. Come sempre.

Stelio Fergola

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