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“La Costituzione è antifascista”: l’ignoranza social contro il Salone del libro

by Adolfo Spezzaferro
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Torino, 4 mag – Chiamato in causa – anche da noi – per le liste di proscrizione dell’estremista Christian Raimo e altri siparietti antifascisti, il Comitato d’indirizzo del Salone internazionale del libro di Torino, probabilmente obtorto collo, fa sapere pubblicamente che loro si occupano di autori e testi, non di giustizia e codice penale. Ecco, già che gli organizzatori della kermesse torinese abbiano dovuto fare questa precisazione la dice lunga sul clima di confusione (con punte di delirio) scatenato dalla notizia che la casa editrice sovranista Altaforte sarà presente con uno stand e un libro intervista a Matteo Salvini, presentato per l’occasione. Ma ancora peggio è constatare che la reazione dei “seguaci” del Salone librario alla notizia che – udite! udite! – Altaforte può avere il suo stand con i suoi libri è stata a dir poco scomposta. Ma andiamo per ordine.

Il comunicato degli organizzatori

Innanzitutto, il comunicato ufficiale definisce il Salone “ambasciatore della Costituzione“, citando il celebre articolo 21, sulla libertà di espressione, sia a parole che scritta che con ogni altro mezzo di diffusione. Diritto che – come è noto – appartiene a tutti. Ad eccezione di quelli condannati in base alla legge Scelba e alla legge Mancino, s’intende. Chiunque sia stato condannato per aver propagandato idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, o per apologia del fascismo – si legge nel comunicato – non ha il diritto di acquistare uno spazio al Salone e di esporvi i propri libri. Ecco, il punto è proprio questo: non sta ovviamente al Salone emettere sentenze, ma soltanto prenderne atto. E’ “materia della magistratura […] giudicare se un individuo o un’organizzazione persegua finalità antidemocratiche”, si legge nel comunicato. “Altrettanto indiscutibile è il diritto di chiunque di dissentire, in modo anche vibrante, dalla linea editoriale perseguita da un editore e dai contenuti dei libri da esso pubblicati”, specificano poi gli organizzatori. In ogni caso, “il Comitato di indirizzo del Salone del Libro ribadisce la propria assoluta indipendenza nella totale adesione ai principi di democrazia enunciati dalla Costituzione, auspicando la partecipazione di tutti al Salone”. Insomma, un “ma anche” di veltroniana memoria per salvare capra e cavoli.

L’ira degli “acculturati”

Operazione che non è piaciuta affatto ai fan della kermesse culturale. Sulla pagina ufficiale di Facebook, gli organizzatori del Salone sono stati duramente attaccati, quando non insultati, per non aver rispettato la “Costituzione antifascista”. Doppiamente colpevoli, anzi, per averla citata, senza applicarla alla lettera. Sì, perché gli “acculturati” aficionados del Salone torinese, imbottiti di idiozie sulla Carta come vademecum per poter perseguire chiunque sia ritenuto fascista nel rispetto delle leggi della nazione, si sono sentiti traditi dagli organizzatori della kermesse. Riportiamo un commento tra i tanti per dare il polso del senso di smarrimento e di crollo di ogni certezza che ha travolto questi “poveri” antifascisti da salotto librario. “Una risposta davvero pavida e di fatto complice dei fascisti”, quella del comitato d’indirizzo, secondo uno dei “costituizionalisti da bar” (la citazione è presa dai commenti, che prosegue argomentando la sua invettiva: “Delegando alla magistratura lo stabilire se una casa editrice è fascista oppure no state dicendo che non siete capaci di leggere un catalogo e capire cosa c’è scritto. Eppure pensavo fosse il mestiere del comitato d’indirizzo di una fiera libraria internazionale”. Capito? Bastava consultare i titoli dei libri per capire il tasso di fascismo e vietarne la presenza al Salone. Facile, no?

La dura realtà delle cose

Una doccia fredda, insomma, per tutti gli amanti della “Costituzione antifascista” doversi scontrare con la dura realtà (comprese le leggi vigenti) di una casa editrice sovranista con addirittura un libro su Salvini a cui è stato concesso – quale oltraggio! – il permesso di partecipare al Salone del libro. Infatti in molti ci tengono a far sapere al popolo dei social che diserteranno la kermesse, “perché quando è troppo è troppo”. In verità, la risposta a tutti i dubbi che ora attanagliano i seguaci di Raimo è in un libro – la Costituzione, per l’appunto. Quindi, buona lettura a tutti.

Adolfo Spezzaferro

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