Roma, 8 nov – Il dialogo è ora tra Usa e Israele, ovvero gli Stati alleati per eccellenza. La furia di Tel Aviv, in qualche maniera, genera una reazione stranita perfino in Washington, la quale nonostante l’appoggio incondizionato di sempre non ha mancato in queste settimane di fare delle osservazioni, come sull’invasione della Striscia di Gaza, sconsigliata apertamente nel mese di ottobre. Ma anche sullo stato attuale del conflitto, su cui la Casa Bianca adesso preme per una tregua minimamente presa in considerazione da parte israeliana.
Per gli Usa è necessaria una tregua, per Israele si prosegue
Secondo quanto riporta Adnkronos, durante una telefonata il 6 novembre il presidente americano Joe Biden avrebbe chiesto al premier israeliano Benjamin Netanyahu una tregua di tre giorni degli attacchi a Gaza. Stati Uniti, Israele e Qatar stanno discutendo una proposta in base alla quale “Hamas rilascerebbe 10-15 ostaggi e utilizzerebbe la pausa di tre giorni per verificare l’identità di tutti gli ostaggi e fornire un elenco dei nomi degli ostaggi”. Ma secondo le fonti “Netanyahu ha detto a Biden di non fidarsi delle intenzioni di Hamas e di non credere che siano pronti ad accettare un accordo sugli ostaggi”.
Nei fatti, nessuna tregua
Netanyahu dichiara che “a sud, la guerra procede con una forza che Hamas non ha mai visto. Gaza City è circondata, stiamo operando all’interno. Stiamo aumentando la pressione su Hamas di ora in ora”. Poi aggiunge: “Arriviamo in punti che Hamas riteneva irraggiungibili. Risponderemo con forza a ogni attacco. Se Hezbollah entra in guerra, commette il più grande errore della propria vita”. Il premier lancia anche un appello “salva palestinesi”, con queste parole: “Mi rivolgo ai cittadini di Gaza, per favore spostatevi a sud. Lo so che lo state già facendo, continuate, perché Israele non si fermerà. Non ci saranno ingressi di lavoratori, non ci sarà cessate il fuoco senza il ritorno a casa degli ostaggi”. Stupisce questo approccio dialettico (continui riferimenti ad Hamas, ai suoi membri, nonché le comunicazioni “di avviso” agli abitanti della Striscia) che contrasta palesemente con il numero delle vittime palestinesi, le quali, come dicevamo ieri, hanno superato ampiamente le 10mila. Difficile pensare solo a comandanti e a strutture della presunta “organizzazione terroristica” con una forbice così ampia. Nonostante gli “appelli” del premier.
Alberto Celletti