Home » Giuseppe Conte è il leader che il disarmo si merita

Giuseppe Conte è il leader che il disarmo si merita

by Michele Iozzino
0 commento

Roma, 25 – Giuseppe Conte sta provando a intestarsi la battaglia contro il riarmo europeo. Va letta in questo senso la sortita all’Aja per presentare l’iniziativa “No rearm, no war”: 15 tra partiti e movimenti politici provenienti da 11 nazioni europee riuniti proprio dal Movimento 5 Stelle per protestare contro l’aumento delle spese militari.

“No rearm, no war”, l’iniziativa delle sinistre europee

Conte capofila di chi vuole un’Europa senza armi, incapace di proiettare potenza. Una sorta di internazionale pacifista e smobilitante che conta al suo interno partiti di estrema sinistra più tradizionale e altri di una sinistra maggiormente populista od euroscettica. Emblematico in questo senso lo sdoppiamento tedesco, con la Germania rappresentata sia da Linke sia da BSW. Sui social il leader dei pentastellati parla di un “coordinamento europeo contro la follia del riarmo e della guerra”, il cui primo obiettivo è quello di contrastare l’aumento al 5% del Pil per le spese militari voluto dalla Nato. Insomma, mentre ovunque scoppiano guerre e nuove crisi, la risposta di Conte e sodali è quella di fare finta di niente, mettere la testa sotto la sabbia, e – se possibile – lasciare ancor di più l’Europa in balia degli eventi. Il tutto in nome di una retorica fasulla, che non sa confrontarsi con la realtà delle cose, ingenuamente pacifista, votata al disimpegno e alla sconfitta. Opporre, come fa Conte, “un’Europa prospera all’insegna sanità, del lavoro e dei diritti” a “un’Europa di armi, guerra e distruzione” è peggio che fumo negli occhi. Non staremo qui a ribadire le ragioni valoriali, strategiche e politiche del riarmo europeo, basterebbe dire con Machiavelli che “non si debbe mai lasciare seguire uno disordine per fuggire una guerra: perché la non si fugge, ma si differisce a tuo disavvantaggio”. È la capacità di proiettare potenza, anche bellica, a garantire agli Stati un certo benessere. Quello che vogliamo sottolineare, invece, è il ruolo di Conte in tutto questo. Un ruolo perfettamente coerente con il personaggio.

La parabola di Conte dal lockdown al disarmo

Dalla fine della sua doppia esperienza come capo di governo, Conte ha cercato un riposizionamento per sé stesso e il Movimento 5 Stelle puntando ad essere l’alternativa a sinistra e anti-istituzionale del Partito democratico. Due poli verso cui già guardava durante gli anni come presidente del Consiglio (basta guardare agli alleati: prima la Lega, poi il centrosinistra), ma che non è mai riuscito davvero a integrare fra di loro. La battaglia contro il riarmo europeo pesca da entrambe le parti, inseguendo il pacifismo da gessetti colorati e solleticando le pulsioni anti-establishment con l’avversione, almeno a parole, a Nato e Ue. Insomma, quella per il disarmo è una battaglia che sembra fatta apposta per Conte. Ma Conte è un leader fatto apposta per il disarmo? Per buona pace di tutto quel fronte del dissenso che vedeva in Conte l’uomo del lockdown e dei vaccini, l’incarnazione della dittatura sanitaria – trasmutata poi chissà come in guerrafondaia – evidentemente sì. Anzi, ne è il principale leader europeo. Ma di chi è, allora, la contraddizione? Di Conte che è finito ad avere le stesse posizioni di chi lo criticava o dei No-vax costretti a rivalutare un loro arcinemesi? In realtà, nessuno dei due. Entrambi, infatti, sono figli della stessa smobilitazione politica, della stessa cultura ombelicare, della stessa mancanza di grande stile. Due facce della stessa medaglia.

Un orizzonte post-storico

Torniamo alla stagione del coronavirus, tralasciando le evidenti storture di quanto accadde. La galassia No-vax e chi invocava i lockdown (e poi il green pass) parlavano nella maggioranza dei casi la stessa lingua, quella di un’ossessiva ricerca della sicurezza. Sicurezza dallo Stato, i primi, sicurezza dalla malattia, i secondi. Entrambi si sentivano vittime delle decisioni altrui, gli uni dell’imposizione di vaccinarsi, gli altri del “pericolo” rappresentato da chi voleva vaccinarsi. Il tutto all’interno di una “politica palliativa”, per dirla con Byung-Chul Han, in cui il dolore e il rischio andavano espunti. Insomma, la riduzione ad un orizzonte bovino, post-storico, pacificato. La ricerca della pace e del disarmo europeo si muovono esattamente su questo stesso binario: uno Stato destituito del suo ruolo storico che viene sostituito dalla ricerca di sicurezza da parte del singolo. Una tendenza al rimpicciolimento e una trasformazione dello Stato a mamma apprensiva (altro che derive totalitarie) che troviamo anche in altre posizioni di Conte, come l’assistenzialismo un po’ straccione e fine a se stesso del bonus di cittadinanza. Insomma, il disarmo europeo rappresenta una fuga dalla volontà di potenza, dalla grande politica, dall’affermarsi di una comunità di destino, che ben si sposa con uno dei leader più impolitici, vuoti e inconsistenti degli ultimi anni.

Michele Iozzino

You may also like

Commenta

Redazione

Chi Siamo

Il Primato Nazionale plurisettimanale online indipendente;

Newsletter

Iscriviti alla newsletter



© Copyright 2023 Il Primato Nazionale – Tutti i diritti riservati