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M5S, Fioramonti non vuole restituire i soldi perché finiscono nelle casse di Rousseau

by Adolfo Spezzaferro
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piattaforma rousseau

Roma, 8 gen – Lorenzo Fioramonti torna ad attaccare il Movimento 5 Stelle, secondo cui l’ex ministro dell’Istruzione dovrebbe restituire 70 mila euro di arretrati. “È una forzatura, ne devo poco meno di 20 mila e li destinerò al tecnopolo di Taranto”, assicura Fioramonti a Circo Massimo, su Radio Capital. “Ho deciso di non versare negli ultimi mesi perché si è passati da una donazione allo Stato a una donazione a un conto privato. E non si capisce chi lo gestisce. Questo ha creato problemi a tutti noi. Le chiavi, a quanto sappiamo, sono in mano a Di Maio e agli ex capogruppo Patuanelli e D’Uva”. Poi continua, “Ma non sarebbe normale che un conto con milioni di euro venga gestito almeno come il conto di una bocciofila di quartiere. E c’è un ruolo sospetto di una organizzazione privata, la Casaleggio“.

La piattaforma Rousseau pagata con le restituzioni dei parlamentari

Proprio la piattaforma Rousseau gestita dalla Casaleggio è al centro della polemica sulle restituzioni. Secondo numerosi pentastellati infatti i loro soldi servono proprio a coprire il conto molto salato della piattaforma: circa 1,1 milioni di euro annui. Una cifra che desta qualche sospetto, visto che è molto al di sopra dei costi di mercato. La piattaforma, infatti, dal 2017 al 2018 ha quasi triplicato i suoi costi. Le spese sono passate da 493 mila euro a 1,1 milioni di euro.

Le voci più costose del braccio online della Casaleggio

Le voci più costose sono le spese legali (24,3%) e quelle per il personale (29,8): oltre 335 mila euro nel 2018 a fronte dei 103 mila del 2017. I dipendenti sono dieci (prima erano 4 part time, 2 full time, uno stagista e un collaboratore coordinato e continuativo). Spese che peraltro rischiano di diventare una voce “fissa” del bilancio. Le cifre per l’infrastruttura sono il 19,6%, mentre quelle per la comunicazione sono schizzate da 14 mila a 87 mila euro. Nel 2019, poi, è stata sviluppata la nuova piattaforma, soprattutto per supplire anche alle falle evidenziate dal garante della Privacy. E i costi sono a carico dei parlamentari pentastellati.

Ecco perché il collegio dei probiviri del M5S ha dato il via ai procedimenti contro 47 parlamentari non in regola con le restituzioni. In ogni caso, a prescindere da chi paga cosa, gli eletti nel Movimento sapevano fin dall’inizio della restituzione come vincolo di mandato. In tal senso non ci sono scuse.

Adolfo Spezzaferro

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1 commento

Fabio Crociato 8 Gennaio 2020 - 6:26

“Le voci più costose sono le spese legali…”!! Qualcuno dice che senza un buon avvocato accanto non vivi più (altro che il medico), qualcun’ altro diceva che solo gli stupidi concludono le liti con gli avvocati, altri dicevano e dicono che la Giustizia si mostra spesso come una macchina da soldi, non propriamente etica. E il ns. premier è un avvocato… A questo punto, molto gramo, meglio un buon (!) giudice, votato direttamente dal popolo!

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